Lo dice la società civile e in particolare l'Onf Kafa: la legge recentemente approvata in Libano per proteggere le donne non basta, non è abbastanza.
Una “legge distorta” priva di elementi fondamentali come la criminalizzazione dello stupro all'interno del matrimonio. Una legge di facciata hanno detto altri, che non risolve un problema gravissimo e molto sentito nel paese.
Per Ahmad Yassine (blog Lobnane) si tratta di una legge dalle fattezze deformi che ha tradito i suoi obiettivi.
Questi i commenti successivi all'approvazione da parte del Parlamento libanese di un testo che, teoricamente, dovrebbe garantire piena protezione alle donne libanesi contro la violenza che quasi quotidianamente riempe le pagine delle cronache locali.
Il perché di questi commenti negativi contro quello che dovrebbe essere un passo avanti per la tutela delle cittadine libanesi? Presto detto.
Secondo Naharnet, Nabih Berri non ha permesso a nessun parlamentare di consultarsi con esperti di legislazione ed apportare modifiche al testo che (già sul tavolo da diversi anni) è stato approvato senza emendamenti.
Le modifiche al testo richieste da Kafa sono state, semplicemente, ignorate.
E allora è scoppiata la protesta: in strada come sui social network dove è partito il nuovo hashtag #nolawnovote cui hanno aderito moltissimi singoli cittadini e moltissime aziende. Per queste ultime certamente un modo di farsi pubblicità, di cavalcare l'onda dell'indignazione per fini commerciali, ma il loro coinvolgimento mostra anche la consapevolezza che in Libano ci siano questioni fondamentali per la società che sono totalmente ignorate o bistrattate dal mondo della politica.
Sì perché le foto che le attiviste e sostenitrici di Kafa hanno portato in processione a Beirut il 1° aprile scorso mostrano giovani donne assassinate dai loro mariti, parenti, fidanzati, colleghi.
Perché la violenza sulle donne libanesi è una piaga sociale che si manifesta, purulenta, anche quando non assume la forma della percossa, dell'ingiuria, ma più semplicemente della paura.
Come del resto scrive una donna, anonima nel suo dolore: Domani morirò. Di nuovo. Morirò a causa della paura, una malattia che pervade tutto il mio essere. Domani, morirò, lentamente, nel silenzio e nel disprezzo, morirò di ogni forma di violenza che stanno facendo al mio corpo e alla mia anima dolorante.