Vivere e morire in un pronto soccorso di Baghdad
Ho davvero voglia di piangere, ma le lacrime non ne vogliono sapere di scendere. Giovedì mattina ero venuto al pronto soccorso alle 7. Improvvisamente ho sentito diversi boati.
Ho davvero voglia di piangere, ma le lacrime non ne vogliono sapere di scendere. Giovedì mattina ero venuto al pronto soccorso alle 7. Improvvisamente ho sentito diversi boati.
Il portavoce dell’esercito aveva ragione: Mustafa è morto perché tirava pietre. È morto perché ha osato dire la verità, con le sue mani, in un posto dove la verità è vietata.
Intervista a D., una delle tante ragazze turche ferite negli scontri con la polizia, mentre protestava contro quello che definisce il suo nuovo “dittatore” e la politica proibizionista del partito al potere.
“Io voglio continuare a dissociarmi dal potere, noi blogger, siamo liberi e abbiamo rifiutato di unirci in un’associazione”. Lina Ben Mhenni, una delle protagoniste della prima rivoluzione della storia compiuta al computer, non crede nei metodi dei partiti che ‘passano tutto il tempo in riunioni e conferenze’, lei deve continuare il suo lavoro perché, dice: “Il lavoro di un blogger non si ferma mai!”.
Il blogger Wael Abbas riporta il testo di un’intervista al primo ministro egiziano realizzata dai redattori della CNN. Le parole di Qandil mostrano il modus pensandi della Fratellanza, e rivelano le logiche che determinano la strategia nazionale del partito al governo.
“La mia libertà arriverà solo quando i saharawi riusciranno a recuperare ciò che gli è stato sottratto in modo crudele e autoritario. Nonostante gli arresti e le condanne, la lotta pacifica per l’autodeterminazione non si fermerà”. Parla l’attivista Abdrahman Zayou, detenuto nelle carceri marocchine e tornato in libertà dopo il processo agli organizzatori del ‘campo della dignità’.
Si chiude con l’aggressione dell’esercito israeliano, arresti e feriti la seconda giornata di lavori della VI Conferenza Internazionale di Bil’in, organizzata dai Comitati Popolari palestinesi di Resistenza nonviolenta. La violenza è esplosa nel cuore della città vecchia di Hebron, portando all’attenzione anc
Forti del successo ottenuto dalla campagna Stop Agrexco (il maggiore esportatore di prodotti agricoli coltivati nella Valle del Giordano, nei territori Territori Palestinesi Occupati) che ha contribuito al fallimento della ditta, lo scorso dicembre attivisti per i diritti dei palestinesi hanno iniziato una nuova campagna di Bds (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) contro la ditta israeliana SodaStream, produttrice di gasatori per l’acqua di rubinetto, spacciati per prodotti “eco-chic”.
“Fra 15-20 anni, la gente ricorderà ancora questa conferenza, come un momento storico del movimento per il boicottaggio di Israele. E ci sarà chi si rammaricherà per non esserci stato”. Queste le parole con cui la giornalista Helena Cobban ha descritto la conferenza nazionale statunitense per la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).
“Non si può costruire un paese senza educazione”. Disimpegno istituzionale, carenza di infrastrutture e privatizzazione dell’insegnamento sono i sintomi di un “sistema in fallimento”. Ce ne parla Nabil Belkabir, membro dell’Unione degli Studenti per il cambiamento.
La memoria è un esercizio di fondamentale importanza solo quando non si limita a ricordare gli eventi in modo parziale, altrimenti diviene mistificazione della realtà. La testimonianza di una bambina di appena sei anni.
Da stamattina la storia di Habib Battah spopola su Facebook. Moltissimi i “colleghi” che hanno condiviso il suo ultimo post: “Getting physically assaulted today at District S site”, lo stesso che gli è valso un’aggressione in un cantiere di Beirut.
Ezedine Erroussi, studente all’università di Taza, è in carcere dal 1° dicembre scorso. Da oltre tre mesi ha avviato uno sciopero della fame per protestare contro la sentenza di condanna (5 mesi per appartenenza ad un gruppo illegale) e per denunciare gli abusi subiti al momento dell’arresto. “Sono poco più di un cadavere disteso giorno e notte”, fa sapere il ragazzo nel corso di una lettera-choc in cui testimonia le violenze della “nuova era democratica”.
A sud di Teheran riposano tremila anime cattoliche. Le loro spoglie sono circondate da alte mura. Sono le mura del cimitero di Darvazeh Doulab, intorno al quale si sviluppano storie che parlano dell’Iran, di come era e di come è.
A sud di Teheran riposano tremila anime cattoliche. Le loro spoglie sono circondate da alte mura. Sono le mura del cimitero di Darvazeh Doulab, intorno al quale si sviluppano storie che parlano dell’Iran, di come era e di come è.
Incontro con l’attivista Ghalia Djimi, simbolo della resistenza pacifica per i diritti e l’autodeterminazione del popolo saharawi. “La comunità internazionale deve spingere per la soluzione del conflitto, prima che la situazione degeneri nella violenza”.
di Valentina QuaresimaTra pochi giorni, ad Amed (Diyarbakır, in turco), si aprirà la seconda “edizione” del Forum Sociale della Mesopotamia (www.msf.web.tr). Dal 20 al 25 settembre, il capoluogo del Kurdistan del Nord* diventerà crocevia di incontri e di scambi per attivisti, militanti ed esponenti della società civile provenienti da diverse parti del mondo.
Di Elisabetta DiniNella primavera di quest’anno ho partecipato ai corsi di formazione dello SCI (Servizio Civile Internazionale) grazie ai quali sarei potuta andare a fare un campo di lavoro ad Hebron, in Palestina con l’associazione IPYL (International Palestinian Youth League).Il campo di lavoro sarebbe durato 15 giorni, era composto da 15 “internazionali” tra cui altri due ragazzi italiani oltre a me, poi sarei rimasta altri 20 giorni in più per farmi un giro tra le altre associazioni che lavorano in Palestina, incontrare persone, ascoltare i loro racconti, renderli parte di un progetto di ricerca che si sarebbe dovuto trasformare nella mia tesi di laurea magistrale.