Siria. Rapita Razan Zaituna, voce dei diritti umani

Voce del Violations Documentation Centre per i diritti umani, attivista e volto della resistenza civile siriana, l’avvocata Razan Zaituna è stata rapita insieme ad alcuni colleghi il 10 dicembre scorso, a Duma. 

 

 

La mattina del 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani, un gruppo di uomini armati e dal volto coperto ha fatto irruzione negli uffici del Violations Documentation Centre ed ha rapito Razan Zaituna, Wael Hamada, Samira Al Khalil e Nazem El Hamadi. 

Siamo a Duma, sobborgo che si trova a 10 chilometri a nord-est di Damasco, saldamente nelle mani dei ribelli da lunghi mesi. 

Il Violations Documentation Centre (VDC) è una organizzazione che si occupa di documentare le violazioni dei diritti umani che avvengono in Siria in maniera imparziale, seguendo i più alti standard internazionali, senza badare a chi siano le vittime ed i carnefici.

Ogni violazione è documentata con nomi, immagini, testimonianze e descrizione delle circostanze in cui è avvenuta. 

L’avvocata Razan Zaituna è il volto principale del VDC.

Vincitrice di vari premi per il suo impegno civile, da quello intitolato a Sakharov a quello dedicato alla memoria di Anna Politkovskaya, passando per quello della fondazione Ibn Rushd per la libertà di pensiero fino al recente Women of Courage del Dipartimento di Stato statunitense.

La tretaseienne attivista però non è solo questo: è una delle personalità maggiormente di spicco nel panorama della resistenza civile siriana ed era in clandestinità già 4 anni prima dell’inizio della rivoluzione. 

Non ha mai lasciato il paese, nonostante i grandi rischi che correva, ed è sempre stata in prima linea. Sua, ad esempio, una delle prime testimonianze sugli attacchi chimici del 21 agosto sulla Ghouta Orientale.

Il suo incessante sforzo al servizio delle aspirazioni di libertà e democrazia del suo popolo le hanno attirato anche critiche di forze ribelli e questo alimenta le congetture sul suo rapimento e quello dei suoi colleghi dalla sede del VDC.

Duma è una zona controllata dalla più potente frangia della resistenza armata, Jeish Al Islam, una coalizione di brigate islamiche fuoriuscite dall’Esercito Libero Siriano, e settori della Jabhat Al Nusra.

Sui Social network gli attivisti si chiedono dunque come sia possibile che forze ostili alla rivoluzione, siano esse del regime o non, possano infiltrarsi con tanta facilità e colpire personalità tanto in vista con tanta facilità.

Nei primi due giorni le “autorità locali” si sono chiuse in un imbarazzato silenzio, solo nella mattinata del 13 la Brigata dei Martiri di Duma ha rilasciato un comunicato stampa in cui promette il pugno di ferro contro gli autori del “vile attacco” verso una realtà che tanto si è spesa al servizio della rivoluzione.

Nelle loro discussioni gli attivisti intanto si chiedono come mai le diverse forze armate e non che controllano i territori “liberati” non riescano a coordinarsi o a gestire l’ordine e la sicurezza delle aree di loro competenza, mentre c’è chi chiede il divieto di girare col volto coperto nelle aree controllare dai ribelli, ad eccezione di poche persone che devono mantenere segreta la loro identità perché coinvolti in operazioni sotto copertura in territorio nemico o per ragioni militari, ma che comunque dovrebbero essere noti alle autorità. 

Di fatto gli attivisti nonviolenti e della società civile sono la parte della popolazione siriana maggiormente presa di mira, stretti in una morsa tra il regime e le forze controrivoluzionarie di matrice islamica.

Sono sempre di più gli attivisti che non hanno lo stesso coraggio di Razan, e che quindi si rifugiano all’estero. Una tendenza che rende sempre più difficile immaginare uno sbocco positivo per questa rivoluzione, iniziata in maniera nonviolenta e che sempre di più assume i contorni di un genocidio.

Di seguito il video registrato da Razan Zaituna in occasione della Giornata Mondiale per i Diritti Umani, poche ore prima di essere rapita.

 

*L’immagine pubblicata è di Agata Nowicka/Metro International

December 13, 2013di: Fouad RoueihaSiria,Video:  Articoli Correlati: 

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *