Il Kurdistan non è un paese per donne

Secondo una ricerca condotta dal Warvin Institute for Women’s Issues sono 25 le donne uccise nella regione curda nel solo mese di settembre, si tratta di delitti d’onore.

 

La ricerca è stata compiuta sulla base di un campione di 2.000 donne tra i 18 e i 50 anni nelle provincie di Erbil, Kirkuk, Duhok e Suleimaniya dal Warvin Institute for Women’s Issues, con sede centrale ad Erbil.

Tra le intervistate, il 59% ha denunciato di essere stata abusata verbalmente e fisicamente. Le molestie verbali in strada contro le donne sembra siano la normalità nel Kurdistan iracheno.

Ben 294 delle 2.000 donne intervistate sostiene di doversi confrontare giornalmente con questo tipo di abusi, specialmente in luoghi pubblici e spesso negli uffici governativi; 180 sono state le denuncie anche per molestie telefoniche.

Ma le violenze non avvengono solo in strada. Come nel resto del mondo, il luogo più pericoloso per le donne è il focolare domestico. Secondo le statistiche della direzione di polizia del Kurdistan iracheno, le denuncie per violenze domestiche nel corso del 2011 sono state 1.210.

Lanja Abdullah, a capo del Warvin Institute denuncia poi il dramma dei delitti d’onore: 25 donne uccise nel solo mese di settembre sono una cifra impressionante. A queste si devono aggiungere sette suicidi.

Il fenomeno dell’uccisione delle donne per restaurare l’onore perduto della famiglia è una piaga molto diffusa nella regione curda.

Secondo Abdullah la violenza di genere sta aumentando e la responsabilità è da attribuirsi sia al governo che alle organizzazioni  in difesa dei diritti delle donne, che evidentemente non adempiono alla loro missione.

I passi in avanti che vengono sbandierati da tutte le parti sono in realtà, secondo Abdullah, solo propaganda: “governo e ong stanno reagendo con molta lentezza all’aumento delle violenze”.

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