Algeria. Babylone, musica intimista tra pop e tradizione

Un nuovo fenomeno musicale è esploso in Algeria. Si chiamano Babylone, e sono gli esponenti di una nuovo genere che loro stessi chiamano “Dziri style”, ovvero una “miscela intima e intimista tra le sonorità della loro terra e il pop occidentale”.

 

 

La loro canzone più famosa, “Zina“, ne è un esempio: uscita l’anno scorso, ha conquistato i giovani del Maghreb, sia dentro che fuori dall’Africa, raggiungendo in poco tempo oltre 30 milioni di visualizzazioni su Youtube.

L’ossatura del gruppo è formata da tre ragazzi giovanissimi: Rahim El Hadi, Ramzy Ayadi e Amine Mohamed Jamal, il giovane cantante dalla voce vellutata, autore e compositore polistrumentista (suona chitarra, pianoforte, tastiera, percussioni).

Nato nel 1989, è cresciuto nella piccola città costiera di Gouraya, a un centinaio di chilometri da Algeri dove, prima di dedicarsi alla musica, ha esercitato la professione di dentista. Rahim El Hadi, chitarrista e compositore, è nato nel 1990 a Tipaza, e ha studiato il suo strumento insieme al suo amico d’infanzia Amine, nato invece nella città di Costantino.

Il trio si è formato ufficialmente nel 2012 ma è dal 2013 che il loro successo è cresciuto in maniera esponenziale, soprattutto grazie al sapiente utilizzo del web e dei social network.

Con le sue sonorità eleganti e l’atmosfera raccolta, il gruppo trae ispirazione da diversi stili musicali regionali e internazionali, in un mix interessante anche a livello strumentale: abbiamo ad esempio piano e voce nella canzone “Lehman”, chitarra acustica e ukulele su “Mnam”, sonorità celtiche nella suggestiva “Djewal“, una chitarra gitana e darbuka su “Awaw N Snine”.

Non a caso, i tre musicisti non mancano di coinvolgere altri bravi artisti intorno alla loro base di piano, voce e chitarre acustiche, come il percussionista Med Fouad Torqui, che vivacizza i pezzi al suono di congas, darbouka, bendir, cajón (la cassetta acustica a percussione) e riq (i tamburelli con i sonagli della tradizione mediorientale), o Slowhand Redo, al basso, contrabbasso e armoniche.

I testi sono in dialetto arabo algerino. Ispirati dalle esperienze personali dei musicisti, si rivolgono direttamente alla gioventù algerina (non bisogna dimenticare che circa il 70% della popolazione algerina ha meno di 30 anni), con argomenti che vanno dall’amore e la malinconia, al  malessere sociale e la mancanza di orizzonti, in un paese ancora pieno di contraddizioni e che solo ora comincia leggermente ad aprirsi all’esterno soprattutto grazie alle nuove tecnologie.

Per quanto riguarda la musica, nonostante possiamo annoverarli nel gran calderone della world music che ben conosciamo, in Algeria i Babylone rappresentano in realtà una boccata d’aria fresca in una scena ancora oggi spesso dominata dal rai e la tradizione arabo-andalusa del Chaabi.

Il loro primo album è uscito il 21 giugno 2013 e s’intitola Brya (che significa “lettera”). Dopo pochi mesi li ha portati ad essere scelti come il gruppo dell’anno agli Algerian Music Awards 2014, così come “Zina”, che ha vinto il premio di “migliore canzone”. 

 

November 09, 2014di: Anna ToroAlgeria,

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