Intervista a Henda Chennaoui, tra le più popolari blogger tunisine, sull’attentato che il 26 giugno scorso ha colpito Sousse. E sugli esiti della Rivoluzione del 2011.
Henda Chennaoui è tra le voci più autorevoli della blogosfera tunisina. Blogger e citizen journalist sin da prima che scoppiasse la rivoluzione nel paese, è oggi attiva all’interno della piattaforma collettiva “Nawaat”. Osservatorio Iraq l’ha intervistata a proposito dell’attentato terroristico del 26 giugno scorso a Sousse. E per una valutazione degli esiti post-rivoluzionari.
Parlando dell’attacco terroristico di Sousse del 26 giugno, su molti social network abbiamo letto che ci sono stati “40 morti e 12 milioni di feriti”, come a dire che tutta la Tunisia ne è stata colpita. Quali sono le tue impressioni?
Questo attacco è il risultato di molti errori e dell’incompetenza del governo tunisino, e in modo particolare del ministero dell’Interno. Tutti ci aspettavamo un attacco durante il periodo del Ramadan. Ma lo Stato non ha preso alcuna misura seria per proteggere i suoi cittadini e turisti. Ricordiamoci che sono passati solo due anni dall’attacco terroristico che colpì Sousse l’ultima volta.
Dal 2013 il terrorismo in Tunisia è un fenomeno in aumento. Dopo gli scontri con le forze di sicurezza nel 2013 e 2014, solo nel 2015 ci sono stati due attacchi contro la popolazione civile. Come si è arrivati a questa situazione?
Come ho detto, questa situazione è il risultato di molti anni di violenza poliziesca senza alcuna efficacia reale nella lotta al terrorismo. Lo Stato sta riprendendo il modello impostato da Ben Ali, che ha lasciato crescere il fenomeno dell’islamismo radicale. Attualmente, se si sceglierà di commettere gli stessi errori, finiremo per pagare un prezzo davvero troppo alto.
Molti tunisini hanno fatto appello per le dimissioni del governo Essebsi. Quali credi che siano le responsabilità delle istituzioni?
Le responsabilità di questo attentato sono interamente nelle mani dello Stato, così come di quello che lo ha preceduto e di quanto accadrà in futuro. I responsabili politici non mettono tra le loro priorità ne’ le richieste sociali ne’ quelle economiche della popolazione, cosa che crea enormi frustrazioni e senso di ingiustizia in modo particolare tra i giovani, e che aiuta di conseguenza ad aumentare le fila di quanti scelgono di unirsi a Daesh.
Lo Stato tollera ancora la violenza e il terrorismo di Stato attraverso la sua polizia e un sistema di giustizia corrotto. Quindi, è del tutto normale che un paese in cui non c’è rispetto per la dignità umana si trovi preda di movimenti criminali.
Dopo l’attacco il governo ha deciso di chiudere 80 moschee definite “pericolose” e di dare ancora più poteri alla polizia. Allo stesso tempo, le associazioni per i diritti umani hanno denunciato che per i giovani che hanno meno di 35 anni ci sono adesso molte difficoltà a lasciare il paese. Cosa pensi di queste misure?
Credo che questo non risolverà assolutamente niente. E’ necessario che siano applicate leggi che rispettino i valori della democrazia e dei diritti umani. Uno Stato di polizia non farà che complicare la situazione.
Quattro anni dopo la caduta del regime di Ben Ali, qual è la tua opinione sullo stato della transizione democratica in Tunisia? Cosa pensi della realizzazione dei propositi rivoluzionari?
Fino ad ora niente è davvero stato fatto. Abbiamo perso moltissimo in termini di diritti socio-economici. L’unica conquista che siamo riusciti a proteggere anche davanti alla transizione politica è un certo margine di libertà di espressione.
Quindi sei d’accordo con chi considera negativamente la Rivoluzione perché la conseguenza è stata l’aumento del terrorismo e il peggioramento delle condizioni economiche?
Il terrorismo non ha niente a che vedere con la Rivoluzione. La rivolta è stata condotta dal popolo. La crescita del terrorismo è il risultato di una chiara politica dello Stato e di un conflitto intra-partitico. Considero il terrorismo come il primo nemico della Rivoluzione. In questo momento in Tunisia siamo schiacciati tra due mostri: lo Stato e Daesh.
July 06, 2015di: Luigi Giorgi da Tunisi Tunisia,