“L’amore è più forte dei dogmi”: così il cantante arabo-andaluso algerino riassume il senso del suo primo video, intitolato Un Chouia d’amour – Ma chaude comme la braise.
Video che difficilmente verrà proiettato nei canali e nelle tv arabe, per il suo contenuto altamente esplicito e irriverente.
Si tratta infatti di un vero e proprio trionfo della sessualità femminile, dell’amore e della felicità dei sensi, dove è la donna a condurre il gioco e a guidare l’uomo (finto-barbuto) alla scoperta di piaceri e tentazioni carnali di cui a goderne sono comunque entrambi.
La musica travolge, “bollente come il fuoco”, le immagini scorrono spassose una dopo l’altra, alternando passione, frecciate impertinenti e ironia, con un finale tutto da gustare, che non anticipiamo per non rovinare il divertimento a chi irriverente non l’avesse visto.
Tutto questo in un clip che, come si legge nell’introduzione, sta “a metà tra un film muto e un video musicale”, e che “solleva la questione dei cliché moderni in materia di religione, machismo e amore”.
A produrre un’opera del genere non poteva che essere un artista arabo in esilio, libero quindi dai vincoli della censura, almeno in Francia, suo paese d’adozione. Il suo messaggio, però, è indirizzato al suo popolo d’origine, a cui è profondamente legato e da cui tuttora trae ispirazione per la sua musica e le sue creazioni.
Akim El Sikameya è infatti nato a Oran, famoso capoluogo dell’Algeria nordoccidentale e “capitale della musica raï”, ed è qui che per 16 anni ha frequentato il conservatorio cittadino, formando così il suo background artistico, culturale e politico.
“In poche parole – dice – la nostalgia per l’Oran nutre la mia ispirazione, e Parigi mi dà gli strumenti per fare qualcosa di creativo a riguardo”.
In un lungo articolo pubblicato su Free Arabs, racconta la sua infanzia tutto sommato felice, nonostante l’atmosfera cupa, a causa del terrorismo: “Ricordo ancora quel periodo critico, quando ci avevano proibito di andare nella bosco o di tornare a tarda notte dalla spiaggia”.
Allora il Fronte Islamico di Salvezza aveva addirittura emesso due fatwe nei confronti di due dei suoi fratelli. “La loro ragione? O eri con loro o eri contro di loro. Se sei contro di loro, ti fanno fuori. Non c’è tolleranza” spiega, specificando anche la sua profonda avversione per l’Islam politico.
Nel 1994, decide di fuggire dalla guerra civile algerina e si rifugia tra gli espatriati a Marsiglia, dove scopre una grande varietà di culture che influenzano profondamente la sua personalità. La sua voce lievemente androgina e il suo modo unico di suonare il violino (in piedi, con lo strumento appoggiato contro la coscia) vengono subito notati dai produttori, e nel 1999 pubblica il suo primo album, Atifa/Oumi.
Due anni dopo, si trasferisce a Parigi, dove vive tuttora, ed è da tutte queste esperienze indimenticabili che arriva la sua musica: vagabonda, mista, libertina, capace di esprimere le sue diverse concezioni del mondo in tutta la loro complessità.
Così, al primo album ne sono seguiti altri due: Aini Amel, del 2005, e Un chouïa d’amour, del 2008.
Il video omonimo, però, è uscito solo l’anno scorso e si è diffuso soprattutto grazie a internet. Senza il web, avrebbe avuto ben misere possibilità di circolare nel suo paese, dove la censura è tutt’oggi molto forte, e questo nonostante i vari rivolgimenti che hanno scosso la regione nel 2011.
A livello politico, infatti, Akim si dice molto deluso dalla Primavera araba, anche se non manca di coglierne anche gli aspetti positivi: secondo lui, “gli arabi hanno mostrato che i governi attuali e dittatori corrotti non hanno alcun potere sulle popolazioni, e che quando la gente vuole affermare la propria dignità, sa cosa fare”.
Inoltre, la popolazione algerina è in gran parte giovane e in fermento, e internet raccoglie e amplifica gran parte di questo potenziale.
Certo non sono mancate le reazioni violente al suo video, soprattutto sui social network, ma secondo il cantante questo è soprattutto frutto dell’ignoranza: ecco perché, per lui, cantare l’amore in questo modo diventa quasi una forma di attivismo.
“Col mio video volevo parlare a tutti – dice ancora a Free Arabs – Ho cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica, è una mia responsabilità come artista. So che la tenerezza e la sensualità che trasuda da quella donna, in una luce morbida e calda, è inquietante per alcune persone”.
“E’ inquietante per loro vederla prendere le redini, essere colei che conduce. E’ sovversiva a causa del cliché reale che vede la donna sottomessa, da cui abbiamo confiscato la sessualità e il corpo”.
Una storia serissima, insomma, e di stretta attualità, ma che Akim ha deciso di alleggerire con l’umorismo e l’ironia. Alla fine il messaggio è chiaro: “L’amore – conferma l’artista – è un’arma letale contro il fondamentalismo religioso, da tutti i punti di vista”.
April 27, 2014di: Anna ToroAlgeria,Articoli Correlati:
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