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Egitto 2050. Qursaya, l’isola contesa

Un isolotto conteso al centro del Nilo, e del Cairo. I militari vogliono requisire i terreni di Qursaya per “motivi di sicurezza”, cacciando i suoi abitanti. Che però combattono, reagiscono e si oppongono ai decreti dell’esercito a colpi di pietre e battaglie (legali). 

 

 

di Marco Di Donato 

 

Gli scontri a Qursaya vanno avanti dal 2007, anno in cui l’esercito egiziano ha dispiegato mezzi e uomini per intimare ai residenti dell’isola di abbandonare le proprie case e rendere disponibili i terreni su cui abitavano. 

Una comunità locale di mille pescatori e circa 4 mila agricoltori che avrebbe dovuto lasciare le proprie case e i propri raccolti. 

Per contrastare l’azione dei militari e per stroncare sul nascere le mire espansionistiche del governo, i residenti di Qursaya si sono rivolti all’autorità giudiziaria, che dopo tre anni ha emesso un verdetto a loro favorevole. 

La Suprema Corte amministrativa egiziana affermava che il governo egiziano era obbligato a rinnovare le licenze dei pescatori e degli agricoltori e l’usufrutto dei terreni. 

Decisione che viene violata nel 2012, precisamente il 18 novembre, con un’incursione militare che uccide 3 civili e ne ferisce 5. Altri 25 vengono arrestati e condotti in carcere per aver opposto resistenza ai militari e proprio grazie a loro la storia di Qursaya trova ora spazio sulle prime pagine dei giornali egiziani. 

Il caso è del tutto simile a quello di Muhammad Sabry: civili sottoposti al giudizio di tribunali militari.

Immediatamente dopo gli scontri del 18, l’Egyptian Initiative for Personal Rights insieme all’Egyptian Center for Social and Economic Rights e al Nadeem Center, hanno presentato formale richiesta di indagini – principalmente riguardo ai civili uccisi – al procuratore di Giza Sud, che tuttavia si è rifiutato di farsi carico del caso passandolo direttamente al procuratore militare. 

Il processo, che vede soldati e civili in una stessa aula di tribunale con i primi a giudicare i secondi, è iniziato il 2 dicembre 2012. 

L’elenco degli imputati è lungo: Gamal Ali Mustafa (22 anni), Ashraf Faragallah Abd al-Megid (35), Mahmoud Abd al-Moati Mahmoud (57), Mustafa Ali Eissa (23), Yasser Ali Ahmed (40), Samir Hassan Selim (50), Abd al-Moati Ahmed Abd al-Moati (31), Saber Abduh Hassan (38), Hassan Shehata Saleh (27), Adel Mohamed Kheiri (33), Maher Youssef Ibrahim (50), Taher Samara Mohamed Ahmed (27), Khaled Amr Suleiman Salem (35), Hassan Shaaban Salem (25), Abd al-Rahman Abd al-Moati Mahmoud (53), Sami Shehata Saleh (34), Hani Ishri Rafai (36), Salem Shehata Saleh (38), Mohamed Abdullah Mohamed (24), Ibrahim Ali Younes (29), Essam Ali Mohamed (29), Ahmed Mohamed Abd al-Alim (31), Mahmoud Shaaban Salem (34), Mohamed Rabia Metwalli Awad (29) e infine Omar Mohamed Hassanein (18). 

Nessun militare alla sbarra, solo i 25 civili che si sono opposti alle operazioni dell’esercito. 

Dopo alcuni mesi di silenzio, il caso è tornato nuovamente all’attenzione dell’opinione pubblica grazie anche a un’intervista rilasciata alla CBC dalla professoressa dell’American University del Cairo, Rasha Abdulla. 

In realtà la società civile non aveva mai spento i riflettori su Qursaya e i suoi abitanti. 

Basti pensare che il “No to Military Trials For Civilians” ha indetto proprio in questi giorni una serie di manifestazioni nel cuore del Cairo, nei pressi della Dar al-Qada’a al-‘Ali. Ancora prima, nel dicembre 2012, era stato il collettivo di Mosireen a dedicare un breve ma intenso filmato che dava voce agli abitanti del luogo, che raccontavano i terribili momenti dell’attacco subito a novembre. 

Ma perché tanto interesse da parte dei militari per questo piccolo isolotto al centro del Cairo? 

Perché mettere così fortemente a rischio l’immagine dell’esercito in questo modo? La risposta va cercata in una parola e in una data: Cairo 2050.

Cairo 2050 è un progetto di rilancio economico ideato per la capitale egiziana. Un progetto che ovviamente prevede anche una nuova destinazione d’uso dei terreni di Qursaya: campi da golf, alberghi a cinque stelle e complessi residenziali di lusso. 

Lo rivela Cairobserver, blog gestito dal giovane architetto Mohamed Elshahed, che mostra nel suo sito le mappe del progetto che prevedono un radicale cambiamento di destinazione per i terreni dell’isola, e ovviamente per i suoi abitanti.

Abitanti che, sottolinea il giovane architetto, non sono stati assolutamente consultati in merito alle trasformazioni che riguardano la loro isola e dunque le loro vite.

Ma i problemi non riguarderanno solo Qursaya.

Secondo il giornalista freelance Frederick Deknatel, anche altre aree vicine al Nilo sono da considerarsi a rischio. Deknatel riporta il caso di Boulaq Abu al-Ela, area che dovrebbe essere destinata ad ospitare il Maspiro Central Business District. In tutto il Cairo sarebbero state identificate 400 aree da “riqualificare”, per un totale di 850 mila persone che dovrebbero essere ‘spostate’ altrove per far spazio alle nuove costruzioni. 

La battaglia per il Cairo sembra essere appena iniziata. 

 

*La foto di copertina (‘Sailing on the Nile’) è di

9 gennaio 2013 

 

 

 

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