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Egitto. Con El-Manawahly, riesplode la canzone del dissenso

Quando si è trattato di criticare il regime e la politica del suo paese, il musicista egiziano non ha mai avuto peli sulla lingua. E lo conferma con la sua ultima canzone, dal titolo Rima, il cui video è diventato virale dal primo giorno della sua uscita, all’inizio del mese scorso.

 

 

Rima è tornata (alle sue vecchie abitudini) dopo il cambiamento
Con un vecchio racconto a cui abbiamo già assistito molte volte
Con in alto i manganelli e i discorsi vietati
La gente sta morendo di pallottole e di fame.

 

Sono i versi che danno il via a questa canzone piena di allegorie e simbolismi, ma il cui reale significato si legge chiaramente tra le righe.

Ed è l’Egitto di oggi di cui si parla, da quel 3 luglio che ha seguito la deposizione di Mohamed Morsi, e che contemporaneamente ha riportato in auge “i manganelli”, la censura e “la gente che muore di pallottole e di fame”.

Versi che Yasser El-Manawahly ha preso in prestito, in via del tutto eccezionale, dal collega Mohamed El-Sayed che li aveva postati sulla sua bacheca di Facebook. El-Manawahly ne è rimasto talmente folgorato che l’ha subito contattato per chiedere il permesso di costruirci sopra la sua canzone.

Ma chi è la “Rima” che, come recita la canzone giocando su un vecchio proverbio arabo, “è tornata alle sue vecchie abitudini”? Come spiega l’autore nell’articolo di Open Democracy – a cui ci siamo rifatti per la traduzione – si tratta proprio di un riferimento allo “Stato di polizia” che caratterizza l’attuale governo militare al potere in Egitto. E di chi sarebbe la colpa? Di Mohammed Morsi.

 

Ora lei è tornata , ma perché è tornata?
Vedete, quello sfortunato lì aveva una lampada
E i bambini coraggiosi che ha lasciato al degrado
Non sapeva come guidare senza superare il limite,
Così si è schiantato in un palo, preparato apposta per lui
Rima l’ha visto e l’ha rovesciato.

E’ proprio Morsi, infatti, lo “sfortunato” a cui ci si riferisce nella strofa.

Il primo presidente eletto democraticamente che, sebbene dotato di una lampada potenzialmente in grado di illuminare il futuro della nazione dopo la cacciata di Mubarak, non ha saputo ascoltare la gioventù rivoluzionaria (i “bambini coraggiosi”), compiendo una serie di errori che hanno portato al ritorno del vecchio regime, o a qualcosa di molto simile.

Il resto è di fronte agli occhi di chiunque abbia un po’ di attenzione per i fatti del paese: si parla di tamburi (la propaganda dei militari), del falso faraone/eroe del cinema/salvatore della patria, delle fatwe dei religiosi orchestrate dal governo, dei capitalisti finanziatori dei media.

 

Ora Rima è tornata
Mi chiedi perché il Faraone si comporta da faraone (…) 

Ora Rima è tornata con parole già dette:
“Una stella del cinema è in arrivo , Oh bambini”
“Uno statista affidabile”
“Anche se affettuoso, sa essere anche duro, e butta giù le montagne”
Con un paio di tamburi e di capitalisti
di fatwe e di registi permissivi.

Per finire con un moto di resistenza e di ribellione contro lo status quo, a dimostrazione che, nonostante tutto, la rivoluzione in realtà non è ancora finita e che c’è ancora chi decide di non farsi prendere in giro e di alzare la testa:

 

Rima è tornata
Ora Rima è tornata e indossa molte facce
Coprendo il crimine con grida d’aiuto
Non ci ingannerai con i tuoi giochi, tu malvagio
Abbiamo già incontrato dei falsi prima
Al diavolo Rima!

Niente di strano che sia stato proprio El-Manawahly ad uscire con una canzone del genere in un periodo tanto delicato e pericoloso per qualsiasi forma di dissenso.

E’ stato infatti uno dei protagonisti musicali della primavera araba in Egitto che nel febbraio del 2011 ha portato al rovesciamento di Hosni Mubarak e, al contrario di altri, da allora ha continuato a farsi sentire, mettendo su musica le sue molteplici delusioni e non lesinando le critiche sia al Consiglio Supremo delle Forze Armate(Scaf), che aveva gestito la transizione, sia al primo presidente democraticamente eletto del paese, Mohamed Morsi.

Fino al presente più attuale in cui urlare la verità in faccia al potere è diventato, forse, ancora più rischioso che in passato.

E infatti, ciò che ha reso la sua Rima così speciale, oltre la qualità della musica e del testo, è che la sua uscita è servita come un richiamo alla cospicua assenza di canzoni di protesta negli ultimi mesi. Come un pifferaio magico, è riuscita a portare a un sensibile aumento delle voci di dissenso nella sfera politica.

“Ero così audace sotto lo Scaf e Morsi, ho criticato apertamente entrambi – racconta El-Manawahly in un’intervista ad Ahram Online – Mi sono detto, se hai intenzione di rimanere in silenzio ora, allora devi continuare in questo modo e non parlare più di politica. Non è stato facile, ma alla fine ho deciso che non starò in silenzio”.

Così, ha completato Rima, insieme ad altri brani “pericolosi” come Ikhwanophobia (“FratellanzaFobia”) che ha scritto poco dopo che la polizia aveva fatto irruzione in un campo di protesta pro-Morsi, uccidendo centinaia di persone. Questo brano, però, aveva deciso di conservarlo per quando il clima sarebbe diventato un po’ più tollerante.

Chitarrista autodidatta fin dall’età di 11 anni, El-Manawahly ha sempre scritto i suoi testi e composto la sua musica a orecchio, senza mai servirsi di spartiti e teorie musicali. La poliomelite che l’ha colpito da bambino e le lunghe pause che lo costringevano a letto gli hanno dato molto tempo per dedicarsi a questa passione.

Fino alla creazione negli anni del suo stile tutto personale e anticonformista che, oud in mano, riesce a mescolare sonorità latinoamericane con potenti echi di folklore arabo.

Il successo, però, è arrivato molto tardi, dopo la caduta di Mubarak, quando alcuni amici l’hanno convinto a registrare finalmente uno dei suoi pezzi: si tratta di El Qella El Mondassa (“La minoranza degli infiltrati”), una critica feroce e divertente alla propaganda e alla copertura dei media statali durante la rivolta dei 18 giorni.

Non che, con la fama, sia arrivata la ricchezza. Infatti dal 2011, El-Manawahly si è sempre auto-finanziato le uscite dei suoi video, e deve ancora ottenere finanziamenti per produrre un album.

Nel frattempo, tutte le sue canzoni sono disponibili online gratuitamente (compresa la famosissima Sandouqoh, sul Fondo Monetario Internazionale), e lui continua a tenere concerti e a cantare il suo dissenso senza remore.

Basti pensare che il mese scorso, ospite per la seconda volta del popolare talk show politico di Yosri Fouda, la stella di ONTV, ha deciso di cantare di fronte alle telecamenre proprio Ikhwanophobia, con i suoi versi critici e fortemente sarcastici:

 

Ero perso quando ho scoperto che [ la fratellanza ] ha impoverito lo strato di ozono
ero terrorizzato quando ho scoperto che hanno bruciato Roma con Nerone (…)
Io non sono destinato a essere militarizzato, e nemmeno dichiarato un apostata.

“Spero – racconta il musicista sempre su Ahram Online – di non aver messo in difficoltà Fouda”.

 

March 12, 2014di: Anna ToroEgitto,Articoli Correlati: 

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