Non ha vinto il primo premio agli Amnesty Media Award ma già essere arrivati in finale è stato un grande onore – meritatissimo – per questo bel documentario interattivo sul tema delle violenze sessuali in Egitto.
Intitolato Shout Art Loud, è stato creato dalla documentarista Melody Patry e promosso dall’ong Index on Censorship. Una miniera di contenuti in cui viene messa al centro l’arte in tutte le sue forme per denunciare una piaga che, secondo le statistiche, coinvolge il 99% delle donne egiziane.
Lo scopo: sensibilizzare, aumentare la consapevolezza nella società, spingere a reagire e non stare zitti nonostante censure e intimidazioni.
Con la polizia, i politici e la magistratura che sembravano incapaci di affrontare efficacemente il problema, gli attivisti hanno pensato, infatti, che forse poteva esserci un’altra strada. Così, cliccando nelle varie sezioni, esplorando i link e gli approfondimenti, scopriamo che in Egitto esiste un folto sottobosco di giovani artisti che resistono.
Entriamo nel coloratissimo mondo dei graffiti femministi e di denuncia, conosciamo pittrici e paladine dello spray, sentiamo le loro rivendicazioni e con un click esploriamo le loro opere nel dettaglio.
Passando da una sezione all’altra arriviamo al teatro, e veniamo a conoscenza del “Bussy Project”: iniziativa ispirata ai Monologhi della Vagina, in cui le esperienze personali delle donne egiziane sono state trasformate in monologhi che espongono storie reali e forniscono uno spazio di libera espressione su questioni controverse (non ci è voluto molto perché una discussione così aperta su temi così “privati”, incontrasse la censura da parte delle autorità).
“Finché non abbiamo la possibilità di esprimere il problema, o lo neghiamo, non possiamo trovare soluzioni” commenta la pittrice e attrice Rana el Husseiny in una delle numerose interviste del documentario.
Tra opere d’arte originali, laboratori, video e performance, c’è spazio anche per la danza, con esibizioni pubbliche e flash mob spesso osteggiati dalla polizia; c’è la musica, con la rapper Mayam Mahmoud e le sue rime taglienti contro le molestie; ci sono i fumetti, con Dina Mohamed, creatrice del web-comic Qaheera, una supereroina in hijab che tutti i giorni combatte le molestie sessuali e protegge le donne della sua città.
“L’arte è uno dei mezzi più importanti per influenzare la società – dice la disegnatrice Dina Mohamed – Penso alle persone che non sono consapevoli dei problemi che le donne attraversano, e spero che il nostro lavoro le aiuti a capire, o almeno che dia loro qualcosa a cui pensare”.
Un miscuglio esplosivo di arte e colori che ben si sposa con il lavoro degli attivisti, di quella parte di società che ha deciso di reagire e di non voltarsi dall’altra parte, come Uprising of Women in the Arab World, o l’importante iniziativa di HarassMap, di cui se vogliamo possiamo cliccare gli approfondimenti, o premere play per rivedere i momenti più importanti delle loro attività.
“Questo documentario innovativo ci ricorda il ruolo vitale che l’espressione artistica svolge nell’affrontare argomenti tabù come la violenza sessuale, in Egitto e non solo”, ha detto l’amministratrice di Index on Censorship Jodie Ginsberg.
“Vogliamo portare la questione ad un pubblico più vasto per mostrare quanto importanti gli artisti e scrittori possono essere nel determinare il cambiamento, e per raccontare la storia in un modo nuovo”.
Per iniziare il viaggio interattivo nel documentario Shout Art Loud clicca qui.
November 16, 2014di: Anna ToroEgitto,Video:
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