La lunga lista è pronta: ieri è nato il ‘governo Beblawi’. Un governo ad interim, che dovrebbe gestire il processo di transizione in vista delle elezioni. Ma chi sono i ‘nuovi’ rappresentanti del popolo egiziano?
Sebbene sia il nuovo ministro degli Esteri, Nabil Fahmy non può certamente considerarsi un politico alle prime armi. Ambasciatore negli Stati Uniti d’America dal 1999 al 2008, Fahmy è uno dei tanti uomini che ha servito fedelmente Hosni Mubarak. Non solo. Nato a New York, il nuovo numero uno della diplomazia egiziana vanta strettissimi rapporti oltreoceano ed è da considerarsi un collettore di primaria importanza tra Washington e il Cairo.
In teoria, la sua non dovrebbe essere una candidatura particolarmente gradita alla piazza, considerando le forti critiche che, proprio in seguito al 30 giugno 2013, moltissimi egiziani hanno mosso nei confronti della Casa Bianca.
Ma la presenza di uomini particolarmente vicini agli Usa si estende ben oltre la sua nomina.
Da ieri, il dicastero delle Finanze è nelle mani di Ahmed Galal, analista presso la World Bank e direttore dell’Economic Research Forum dal 2007. Galal vanta un dottorato di ricerca a Boston, una decennale esperienza come analista economico e diverse collaborazioni con il passato regime militare sino al 2011.
Direttamente dall’American Express arriva il nuovo responsabile per l’Industria e il Commercio estero, Mounir Fakhry Abdel Nour, ex collaboratore di Ahmed Shafiq nel 2011, quando è diventato ministro del Turismo nella fase di transizione gestita dallo SCAF.
Vicino, anzi vicinissimo a Mubarak anche il nuovo ministro dello Sviluppo, Adel Labib, governatore di Qena e di molti altri governatorati. Così come dal dissolto PND (Partito nazionale democratico) giunge il nuovo numero uno dell’Informazione: Dorreya Sharaf El-Din.
Prima donna a ricoprire questo ruolo, Sharaf el-Din è stata per lungo tempo il volto di punta della ERTU (Egyptian Radio and Television Union) e ha lavorato a stretto contatto con Suzanne Mubarak all’interno dei lavori del Consiglio nazionale per le donne.
Ancora dai ranghi del PND è stato recuperato, secondo le informazioni della blogger Zeinobia, Ibrahim Mahlab: nel 2011, il nuovo ministro per l’Edilizia si è distinto per aver ricevuto delle pesanti accuse di corruzione, le stesse che hanno rivolto anche a Maha Rabat, la nuova responsabile della Salute, ‘colpevole’ – secondo alcuni – di aver contribuito alla privatizzazione del settore pubblico in collaborazione con l’U.S. Aid.
Contro il ministro dell’Agricoltura, Ayman Abu Hadid (anch’egli ex collaboratore di Shafiq durante il suo breve interregno), si scaglia invece il blogger Wael Abbas, che da notizia del suo presunto “programma di cooperazione con Israele”. E di ritorno al passato si parla anche per Ahmed Darwish, ministro per lo Sviluppo amministrativo, che ha servito Mubarak dal 2004 al 2011 occupando sempre questa posizione.
Impossibile infine non notare che anche il generale al-Sissi è riuscito a ritagliarsi un ruolo di primaria importanza. Da ieri, il militare non solo occupa la poltrona della Difesa, ma è anche vice primo ministro, ricoprendo così contemporaneamente due ruoli.
Direttamente dalle caserme anche Reda Hafez, che si occuperà del fondamentale dicastero della Produzione militare, e Abdel-Aziz Fadel, nominato a capo dell’Aviazione civile. Pochi e poco visibili, i militari si sono comunque assicurati delle posizioni-chiave nel nuovo esecutivo.
Se dopo un’attenta analisi il nuovo governo sembra tutt’altro che nuovo, va comunque sottolineata la presenza di Kamal Abou Eita, importante figura del mondo dei sindacati egiziani e protagonista di una dura carcerazione sotto Mubarak, oltre ad aver rifiutato nel 2011 il posto di ministro del Lavoro offertogli da Ahmed Shafiq.
Una carica che ieri ha accettato di ricoprire.
Sarà tuttavia interessante capire come il suo profilo andrà ad interagire con i tanti rappresentanti del vecchio regime, quelle stesse persone che negli anni passati gli hanno causato non pochi problemi in ragione della sua attività a difesa dei diritti dei lavoratori.
Così come è interessante che nonostante le parole particolarmente concilianti nei confronti della Fratellanza, ad oggi non v’è traccia di alcun ministro direttamente legato al movimento o al partito di Morsi.
L’esclusione degli uomini dell’ex presidente deriva principalmente dal fatto che questi ultimi hanno deciso di non collaborare in alcun modo con quelli che considerano dei veri e propri “usurpatori”. Allo stesso modo è chiaro come il tanto sponsorizzato processo di riconciliazione e di inclusione sia per ora fallito non solo per volontà degli islamisti.
Non hanno infatti trovato riscontro, almeno per adesso, le dichiarazioni di uno dei consiglieri di Adly Mansour, Ahmed al-Muslimani, che nei giorni scorsi aveva assicurato che salafiti e Fratelli non sarebbero stati tagliati fuori dalla nuova compagine governativa.
Agli Affari religiosi troviamo infatti Mukhtar Gomaa, membro della Facoltà di studi islamici di al-Azhar: anche in questo caso si è deciso di coinvolgere direttamente un rappresentante religioso esponente di una istituzione che nel corso di questi ultimi due anni ha avuto diversi scontri con la Fratellanza.
E sempre da al-Azhar arriva il nuovo ministro della Cultura, Saber Arab, forse il più vicino, sebbene non direttamente legato, alla Fratellanza. Arab è stato per diverso tempo una delle firme dell’organo di stampa ufficiale dei Fratelli, ossia il giornale del partito Libertà e Giustizia.
July 17, 2013di: Marco Di DonatoEgitto,Articoli Correlati:
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