Egitto. Un’analisi critica della nuova Costituzione

La Costituzione è l’ultimo atto di ogni rivoluzione. Cristallizza la sovranità popolare, attraverso il potere costituente, e conclude il processo di transizione. L’analisi della bozza costituzionale non è soltanto rivelatrice delle sorti del paese, ma contribuisce anche a precisare esisti e finalità di quanti hanno contribuito a redigerla.

 

 

 

Con l’adozione di una nuova Costituzione, la transizione egiziana è giunta alla sua fase conclusiva.

Le strategie adottate, le molteplici dichiarazioni costituzionali e l’elezione di organi provvisori (il Parlamento e il presidente), mediate dall’intervento dell’esercito e della magistratura, risaltano all’occhio, specie al confronto con le modalità di transizione adottate, ad esempio, in Tunisia.

Di qui l’analisi testuale della bozza costituzionale che sarà soggetta a referendum popolare il prossimo 22 dicembre.

Lo studio realizzato da Pietro Longo del Cisip si sofferma soprattutto su tre aspetti: il ruolo che la Carta ascrive all’Islam, inteso come sistema complesso di religione e legge, l’insieme dei diritti e libertà previste dal costituente ed in ultimo la natura ed il rapporto instaurato tra i poteri. 

In ciascuno di questi ambiti, il peso decisionale dei membri islamisti dell’Assemblea costituente (sia quelli legati alla Fratellanza Musulmana quanto i raggruppamenti salafiti) appare del tutto rilevante e permette di verificare la tesi di Alfred Stepan, relativa alla cosiddetta twin tolerations.

Questa tesi si applica agli ordinamenti confessionali, come quelli islamici, cioè ai sistemi politici che pongono una religione in posizione preminente o ufficiale, aggiungendo al processo di democratizzazione un fattore significativo e altrove sconosciuto.

Un’indagine di questo tipo si applica allo scenario egiziano data la preminenza dei partiti islamisti in tutte le istituzioni create a seguito della rivoluzione.

 

 

 

December 19, 2012

 

Allegati: Cisp Insight Numero 203Egitto,Articoli Correlati: 

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