Un messaggio di pace al popolo siriano devastato dalla guerra, spesso relegato sullo sfondo dell’informazione e dei media, perché la sofferenza dei deboli “non fa notizia”.
E allora ci pensano gli artisti, i musicisti, gli attivisti e gli intellettuali a non dimenticare: in occasione della Settimana mondiale per la Siria, che si terra dal 18 al 22 aprile, oltre 200 tra band, gruppi, filosofi, scrittori, performer, hanno deciso di unirsi superando le barriere politiche e geografiche, per condividere la loro arte e le loro idee e incoraggiare la speranza in un futuro positivo per il paese, nonostante tutto.
L’organizzazione è a cura dell’associazione “Music and Beyond“, già promotrice del grande Syrian jazz festival di Damasco e di numerose conferenze e incontri per parlare della Siria al mondo.
Ricchissimo il programma di concerti ed eventi, tra cui: un festival di cinque giorni a Beirut che rappresenterà i vari stili musicali, dal rock al jazz alla musica etnica, e altri sei concerti live e serate di raccolta fondi per i rifugiati siriani in Libano, che si terranno nei Paesi Bassi, in Francia, in Austria e in Spagna.
Ancora, convegni con studiosi e attivisti culturali, che premeranno su temi come la salvaguardia del patrimonio culturale in caso di conflitto, più di cento spettacoli online, performance visive e tantissime interviste con autorevoli intellettuali siriani della diaspora, che si potranno seguire via streaming sul sito della manifestazione.
La chiusura sarà affidata infine a un grande concerto jazz all’Aja, per celebrare la Giornata Internazionale del Jazz stabilita dall’Unesco il 30 aprile.
“La Settimana Mondiale per la Siria vuole ridare a questo paese il posto che le spetta quale faro di cultura, storia e speranza incrollabile nella compassione e comprensione umana” commentano gli organizzatori.
Un bisogno oggi più che mai sentito, con l’acuirsi del conflitto che si fa sempre più complesso e cruento (si pensi anche alle ultime vicende del campo profughi di Yarmouk). Ma sono in tanti a non voler dimenticare la Siria, perchè sebbene i concerti non risolvano certo le cose, è importante anche non girare la testa dall’altra parte di fronte alla sofferenza ma almeno provare a fare qualcosa, con i mezzi a propria disposizione.
Ed ecco che, per quanto riguarda gli artisti arabi, a dividere il palco di Beirut artisti come la band “arabic rock” dei Tanjaret Daghet, il rapper libanese Fareeq El Atrash e il siriano Hani Sawah aka Sayyed Darwish, insieme alla cantante hip hop svizzero-libanese Karine Guignard aka La Gale, mentre tra le band jazz non potevano mancare i siriani Fattet Le3bet, e tanti altri.
In Europa, invece, troveremo il cantante e musicista tradizionale siriano Ibrahim Kevo, il grande batterista jazz di Damasco Modar Salameh, o il danzatore derviscio Ahmad Alkhateeb (aka Broukar). Accanto a loro, tanti importanti nomi europei e non solo, come il trombettista norvegese Nils Petter Molvaer, pioniere “future jazz”, la pop band olandese dei 3JS, l’originale trio jazz olandese dei Tin Men and the Telephone, il Marc Perrenoud Trio dalla Svizzera, e così via.
Il coinvolgimento è globale, e sebbene il programma cominci ufficialmente il 18, la preparazione in realtà va avanti da diversi mesi, attraverso un crowdfunding e soprattutto con la partecipazione in rete di tantissime persone comuni (soprattutto musicisti): giovani, uomini, donne, professionisti e non, che per far sentire anche loro la propria solidarietà hanno inviato un video “fatto in casa” di una loro performance preceduta dalle parole “For Syria”, con tanto di hashtag #ForSyria e #4Peace nel titolo, da diffondere su Youtube e su tutti i social network.
[Per chi volesse ancora partecipare, il video dev’essere semplice ma con una qualità del suono discreta – basta anche una registrazione da smartphone – e non dovrebbe superare i 6 minuti. Da inviare alla mail info@syrianmusiclives.com]
“Siamo rimasti colpiti dal numero di persone provenienti da diverse parti del mondo, che hanno espresso la loro volontà di contribuire e partecipare al nostro progetto” hanno scritto i promotori.
Che hanno elencato in un paio di punti il perché di questo mega-evento: “I nostri messaggi principali sono questi: la vera crisi umanitaria sta fermentando all’interno del paese e deve ancora essere affrontata; proseguire con il conflitto armato significa la creazione di condizioni irreversibili e l’aggravamento della crisi; la guerra civile in Siria richiede un approccio che punti alla costruzione della pace per ridurre gradualmente e infine porre fine alla violenza; le persone e i governi possono e devono svolgere un ruolo attivo per risollevare le sorti della pace”.
April 12, 2015di: Anna ToroSiria,Video:
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