Parallelamente alla “Al Sisi-mania” è nata la “Rabaa-mania”.
Chi sembra essere invece pienamente consapevole è la componente degli studenti universitari, in sciopero e proteste dal giorno del colpo di Stato ad oggi.
Manifestazioni enormi quelle studentesche, che hanno coinvolto anche professori unitisi alle proteste. Gli studenti in maggioranza sono pro-Morsi, ma una buona fetta è sostanzialmente contro il ritorno di un regime militare in Egitto. Sono stati boicottati esami universitari con scioperi ad oltranza che durano fino ad oggi in moltissime università di tutto il paese.
Le proteste sono notevolmente aumentate dopo l’arresto di 14 ragazze pro-Morsi (di età compresa tra i 16 e 22 anni) condannate ad 11 anni di carcere per aver partecipato ad una catena umana a sostegno del deposto presidente portando in mano dei palloncini sui cui era disegnato il palmo giallo di Rabaa.
Prima di loro 12 studenti erano stati condannati a 17 anni di carcere per aver distrutto l’ufficio del rettore durante manifestazioni pro Morsi e contro il golpe militare. Questi arresti hanno contribuito all’aumento delle proteste non solo nelle università ma anche nelle strade da parte di coloro che non sostengono in nessun modo l’esercito. L’uccisione poi di un giovane studente di ingegneria nell’Università del Cairo nei giorni scorsi per mano delle forze di sicurezza, è stata la goccia finale di un mare di rabbia sfociata in incontenibili proteste studentesche in tutto il paese.
Le manifestazioni non coinvolgono solo le città più grandi come Il Cairo o Alessandria d’Egitto, ma sono sparse un po’ dappertutto, dal nord al sud del paese. Molto spesso si verificano scontri “tra fazioni”, ovvero tra sostenitori dell’esercito e sostenitori di Morsi o anti golpe.
Molte volte ai passaggi delle marce che espongono il simbolo di Rabaa la gente tira acqua dalle finestre sui manifestanti o terra dai vasi del balcone. Altre volte invece c’è partecipazione silenziosa con semplice esposizione delle 4 dita, e molto spesso è capitato di assistere a scene in cui le forze dell’ordine disperdono manifestazioni “aiutate” dai sostenitori dell’esercito, che li affiancano tirando sassi ai manifestanti con il placet della polizia.
Queste situazioni non fanno altro che aumentare la spaccatura sociale nata dopo il colpo di Stato. Se durante il regime di Morsi il popolo era diviso politicamente, come dappertutto nel mondo, tra sostenitori del presidente ed oppositori, oggi gli egiziani sono divisi per identità.
Sostenere Rabaa ed opporsi al colpo di Stato è divenuto sinonimo di mancanza di amore per il paese, mancanza di rispetto per le Forze Armate che da sempre proteggono l’Egitto, mancanza di patriottismo. Al contrario idolatrare Al Sisi, baciare gli anfibi dei militari (come è successo a Tahrir durante le giornate che sono seguite al golpe), rispettare incondizionatamente le forze dell’ordine significa amare il paese.
Molte amicizie sono finite, addirittura matrimoni o fidanzamenti, anche i rapporti familiari sono cambiati. Se sei con Rabaa e “la tua metà” sostiene Al Sisi inevitabilmente quest’ultima è una persona che non ha rispetto per la vita umana, visto che appoggia chi ha ucciso in cinque mesi circa 1.700 persone (il numero ufficiale delle vittime dal 3 luglio ad oggi). Se sei con Al Sisi e il tuo “altro” è con Rabaa allora hai davanti senza dubbio un terrorista, un analfabeta che non sa quello che dice, oppure qualcuno pagato dalla Fratellanza Musulmana.
Purtroppo per 60 anni agli egiziani non è stato concesso di criticare, o avere opinioni ed esprimerle liberamente.
Se tutte queste simbologie ed esternazioni sono da una parte positive, dall’altra allontanano sempre di più la possibilità di una comunicazione democratica tra il popolo che non sia mirata a “classificare” tra loro gli egiziani.
*Jasmine Baraem, blogger italo-egiziana, è nata a Roma e vive al Cairo dal 1997. Dopo la Rivoluzione del 25 gennaio 2011 ha aperto il blog “Diario della Rivoluzione egiziana” (qui la fan page di Facebook), inizialmente per passione e poi “per dovere e amore per l’informazione”. Si definisce liberale e musulmana e ci tiene a sottolineare che non ha votato per la Fratellanza ne’ ha sostenuto Morsi, ma è contraria ad un governo guidato nuovamente dall’esercito.
December 09, 2013di: Jasmine Baraem*Egitto,Articoli Correlati:
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