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Iran. I Kiosk contro il “dolce profumo della servitù”

Una finestra aperta su Teheran che passa per il rock e la critica sociale.

 

Sono i Kiosk, pionieri del movimento musicale underground iraniano, apprezzati non solo per il loro sound fresco e aperto alle influenze più varie, ma anche e soprattutto per i loro testi sagaci, intelligenti e satirici, che mettono in risalto i paradossi della società iraniana e il suo sistema politico.

Fondati nel 2003 da Arash Sobhani, sono stati fin da subito osteggiati dalle autorità: hanno dovuto suonare spesso in segreto, e rarissime sono state le volte in cui hanno ottenuto il permesso governativo per potersi esibire in pubblico.

La licenza per poter produrre un album, però, non l’hanno mai ottenuta, così nel 2005 Sobhani si è trasferito negli Stati Uniti  dove è riuscito a pubblicare “Ordinary Man”, uno tra i primi album di musica underground iraniana mai usciti “ufficialmente”  in occidente.

Presto, anche il resto del gruppo decide di espatriare, spargendosi tra Usa e Canada e da allora la band ha prodotto 6 dischi. I membri Kiosk attuali sono Arash Sobhani, cantante, chitarrista e autore dei testi, Ali Kamali al basso, Ardalan Payvar alle tastiere e fisarmonica, Shahrouz Molae, batterista, e Tara Kamangar, violino.

Tutti  contribuiscono alla creazione di un sound eclettico che incorpora una moltitudine di strumenti e stili, facendo dei Kiosk una delle band più innovative all’interno della comunità degli iraniani espatriati e non solo.

La canzone che vi proponiamo s’intitola Agha! Nigah Dar (“Hey! Amico, accosta”) di cui il video ufficiale, girato da Mostafa Heravi, documenta il tour europeo della band del 2010.

Le sonorità balcaniche e il cantato devono molto all’infatuazione del tastierista e fisarmonicista Ardalan Payvar per il jazz e il jazz gitano in particolare, che ha influenzato molto la musica dei Kiosk soprattutto nel terzo album, mentre la canzone è una satira della società nel suo complesso (il video è sottotitolato in inglese), nel tipico stile ironico e tagliente dei testi di Sobhani: un inno disincantato contro l’abuso di potere e la corruzione imperante.

 

Per vedere il documentario musicale di Arash Sobhani e leggere l’articolo di approfondimento, clicca qui.

 

 

 

Domenica, Giugno 29, 2014 – 12:30di: Anna ToroIran,

Redazione

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