di Giovanni Andriolo
Il portavoce del ministero del Petrolio di Teheran svela come il progetto sia stato battezzato “Gasdotto dell’Amicizia”: una risposta, forse, al noto “Ponte dell’Amicizia” che avrebbe dovuto, secondo i progetti mai attuati, collegare Qatar e Bahrein, sull’altra sponda del Golfo.
Si tratta di un gasdotto che avrà dimensioni tali da poter esportare gas verso altri paesi dell’area, come Giordania e Libano, passando per la Siria e arrivando in un futuro non lontano fino ai confini meridionali dell’Europa.
Ciononostante è difficile individuare quali saranno le traiettorie che potrebbe seguire per raggiungere il Vecchio Continente. Esistono due possibilità: attraverso la Turchia fino ai Balcani, anche se, al momento, le relazioni di Ankara con il blocco siro-iraniano non sono affatto promettenti; oppure Cipro, l’isola europea (almeno in parte) che guarda alle coste del Libano e che non disdegna di intrattenere rapporti con altri partner poco in sintonia con Bruxelles, come la Russia.
Se un tale progetto dovesse trovare attuazione, Teheran vedrebbe risolti diversi problemi legati all’esportazione del proprio gas.
Sebbene l’Iran possa vantare la seconda riserva al mondo dopo la Russia, dall’inizio delle sanzioni economiche volute dagli Stati Uniti Teheran fa sempre più fatica a vendere la sua enorme risorsa.
Attraverso il gasdotto, invece, il paese potrebbe riuscire a raggiungere la Giordania e il Libano, che non partecipano alle sanzioni e che a loro volta non sono colpiti da embargo. Di qui il salto verso l’Europa appare quantomeno più possibile.
Da parte loro, Iraq e Siria potrebbero ottenere, entrando nel progetto, energia per le proprie centrali elettriche. A tal proposito Teheran ha dichiarato che, dopo la firma di un accordo trilaterale con Baghdad e Damasco nell’agosto del 2011, diversi finanziatori internazionali si sono subito proposti di supportare il progetto.
Inutile dire come gli Stati Uniti si siano affrettati a minimizzare la portata del progetto: il Dipartimento di Stato ha dichiarato che Washington avrebbe già sentito parlare di un simile gasdotto almeno “sei o sette volte se non dieci”, senza che questo abbia mai trovato realizzazione.
Nel frattempo però, l’agenzia di informazione iraniana Fars News informa dell’inizio dei lavori della parte che collegherebbe l’Iran alla Siria, e che dovrebbe essere completata il prossimo giugno.
Da parte sua Washington promette (e minaccia) che se un tale progetto dovesse davvero andare in posto, allora gli Stati Uniti potrebbero imporre sanzioni non soltanto a Iran e Siria, ma anche a qualsiasi altra ‘entità’ che dovesse decidere di partecipare alla costruzione o al finanziamento del gasdotto.
Iraq e investitori internazionali sono avvertiti.
January 29, 2013
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