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Marocco. Casablanca, nel regno dei desideri negati

Nella maggior parte dei casi sono omosessuali che scelgono di vestirsi da donna, nonostante legislazione e tabù sociali non lo consentano. Povertà e marginalità li spingono alla prostituzione, mentre chi proviene da contesti più agiati nasconde la propria identità e vive clandestinamente la propria intimità. 

 

 di Hicham Houdaifa per La Vie éco – traduzione a cura di Jacopo Granci

 

 A partire da mezzanotte, piccoli gruppi di ‘donne’ vestite in modo succinto fanno la loro comparsa qua e là, nelle arterie principali del centro di Casablanca. Da molto tempo hanno scelto come quartier generale il Parco della Lega araba e le zone adiacenti.

 

“Il parco è un contesto ideale. Di notte nessuno transita nei suoi viottoli a meno che non sia alla ricerca di un’avventura sessuale particolare”, spiega Rachid, alias Rachida sulla trentina, che ha già passato una decina d’anni a prostituirsi dalle parti del giardino Nevada, altro luogo abitualmente frequentato.

 

Le macchine costeggiano il perimetro dell’area verde, dal lato di boulevard Rachidi e di avenue Hassan II… i travestiti esibiscono il loro charme e il tutto si consuma, generalmente, all’interno dell’auto o al riparo degli alberi.

 

E’ considerata una prostituzione di bassa gamma: i prezzi non sono alti, variano tra i 100 e i 300 dirham (circa 10-30 euro, ndt), secondo quanto affermato dagli stessi interessati.

 

Il parco può offrire dei vantaggi, ma anche degli inconvenienti. A cominciare dalla sensazione di insicurezza. Questi luoghi poco frequentati sono un bersaglio facile per le retate della polizia. Il pericolo può venire anche dai senzatetto o da altri travestiti che non si fanno problemi ad usare la violenza per segnare e difendere il proprio territorio. La notte è dura per tutti…

 

Il parco della Lega araba – dicevamo – non è l’unica zona di lavoro per Rachida e compagni. Nei viali del centro dove i bar rimangono aperti oltre le 11 di sera, condividono lo spazio pubblico con le ‘colleghe’ donne. Ciascuno nel suo pezzetto di marciapiede, vicino ad una pianta o a un traliccio dell’illuminazione.

 

 

Un’omosessualità ‘troppo vistosa’

 

Quasi tutti i travestiti di modesta condizione sociale sono costretti alla prostituzione. “Non ho scelta, devo farlo per sopravvivere”, interviene Hafid, alias Hafida, che da qualche anno staziona dalle parti di boulevard d’Anfa.

 

In un paese dove l’omofobia è onnipresente, è impossibile per queste persone trovare un altro lavoro che non sia vendere il proprio corpo: “Nessuno ha intenzione di assumere un travestito come me”, aggiunge Hafid.

 

Le loro storie si assomigliano. Per tutti è un’omosessualità vissuta in maniera ‘troppo vistosa’ ad aver innescato conseguenze dolorose. “Sono stato cacciato di casa a 13 anni perché non riuscivo più a nascondere la mia natura e la mia femminilità. Così sono venuto a Casablanca, una grande città dove è possibile mescolarsi alla massa e vivere, durante la giornata, la mia intimità in modo clandestino”, ricorda Rachid.

 

Anche altri parlano delle difficoltà vissute nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza: sbeffeggi e insulti a scuola, nel quartiere, abusi sessuali.

 

“Avrei voluto non essere quello che sono, un travestito. Ma non ho avuto scelta. Fin da piccolo non assomigliavo affatto agli altri ragazzi”, precisa Hassan.

 

Nelle notti di Casablanca, i desideri di alcuni si incontrano con i destini di altri. Destini di donne, ma anche di uomini che sembrano donne.

 

I travestiti, tutto sommato, intrattengono delle buone relazioni con le altre prostitute. “A volte mi succede di incontrare un cliente che manifesta inclinazioni particolari e subito gli passo il numero dei miei amici. Tra noi siamo solidari. Inoltre, dal momento che alla base restano degli uomini, i travestiti ci vengono spesso in soccorso in caso d’aggressione”, riferisce Raja, che lavora in zona boulevard Moulay Youssef.

 

Ma qual è il tipo di clientela più attratta da queste persone che offrono rapporti a ‘buon mercato’?

 

C’è di tutto: uomini in cerca di omosessuali effeminati, bisessuali e anche “dei clienti dei bar che sono talmente ubriachi che non riescono più ad accorgersi della differenza”, scherza Hassan, in arte Hassaniya.

 

Poi aggiunge: “Altri più fortunati diventano le maitresse di persone influenti e importanti. Uomini sposati e ricchi che devono dissimulare le loro preferenze”.

 

In questo universo violento, dove non ci sono sconti per nessuno, i travestiti si alleano a volte alla piccola criminalità, per aggredire i clienti, soprattutto quando questi sono sfiniti dall’alcool. Oppure adottano metodi alternativi per estorcere più denaro. “Una volta in macchina o al riparo nel cortile di un palazzo, il travestito può – alla fine – chiedere altri soldi minacciando il cliente, in caso contrario, di fare uno scandalo”, spiega Hassan.

 

“Io sono come Chouchou nel film di Gad El Maleh. Mi piace vestirmi da donna…ma non mi lascio mettere i piedi in testa. Posso sempre ricorrere ai miei muscoli, o ad un rasoio nascosto nel reggiseno per difendermi in caso di bisogno”, conclude Hafid prima di scoppiare in una sonora risata.

 

 

Desideri proibiti…

 

Nella maggior parte dei casi i travestiti vivono in camere o piccoli appartamenti in affitto nei quartieri degradati della metropoli: la medina, Oulfa, Sidi Moumen…

 

“Cerco di non farmi notare nel quartiere, anche se la gente nutre seri dubbi su quale sia la mia vera attività. Mi trasformo solo una volta sul posto di lavoro, nel bagno di un caffè o negli anfratti dei palazzi. All’alba ci ritroviamo nei chioschi del centro per la colazione e anche per cambiare identità”, racconta Hassan.

 

Identità. Questa parola ricorre spesso nei discorsi degli intervistati. Per esempio quando parlano del loro abbigliamento.

 

Amano vestirsi da donna utilizzando la parrucca, trucchi, tacchi alti o ballerine. Quando ne ha i mezzi, un travestito si inietta ormoni per far crescere il seno o ricorre alla liposuzione per le natiche. Tuttavia, per molti, questo passo rimane inaccessibile.

 

“Ognuno si arrangia come può. La depilazione non costa cara, ma cambiare sembianze è tutta un’altra storia. Io mi rifaccio sui vestiti. Indosso minigonne corte e a volte dei tailleur. La mia passione è la lingerie, giarrettiere e collant. Per queste cose, per fortuna, ci sono i mercati popolari”, rivela Karim, alias Karima.

 

L’apparenza, l’estetica, sono essenziali per questi ragazzi che si sentono donne. Vivono con malessere il decadimento fisico, dovuto alle condizioni di lavoro e all’avanzare dell’età.

 

“La strada è pericolosa. Può succedere di passare la notte in commissariato, a volte alcuni mesi in cella dopo essere passati davanti al giudice. Anche un incontro inopportuno con un vagabondo o con un delinquente può lasciare tracce, uno sfregio sul viso per esempio. In questi casi, per nascondere la cicatrice, mettiamo un trucco più pesante. Ma invecchiando si nota sempre di più”, si rammarica Rachid.

 

A differenza di coloro che passano le notti nei viali, i travestiti di condizione agiata sono più difficili da avvicinare. Portarsi dietro una simile reputazione, in Marocco (e non solo, ndt), è sinonimo di morte sociale.

 

Se qualche bar o club della corniche (lungomare meridionale, conosciuto per i suoi locali ‘moderni’ e la vita notturna, ndt) o del centro sono noti per ospitare una clientela omosessuale, un travestito non può esibirsi in un luogo pubblico.

 

E’ possibile ‘fare follie’ soltanto in privato, al chiuso, tra quattro muri.

 

“Una volta ho partecipato ad una serata drag queen in una villa di Casablanca. In questi casi gli organizzatori stanno ben attenti e gli invitati sono scelti con la massima cura. Ne va della reputazione di tutti”, spiega il nostro interlocutore, che rifiuta di pronunciare il suo nome.

 

L’anonimato è d’obbligo in questo universo dove le lingue si sciolgono con difficoltà.

 

“E’ vero, possiamo fare incontri e feste nelle nostre case. Ma travestirsi significa mettersi in mostra, non solo davanti alle persone che già si conoscono, ma anche in presenza di estranei”, continua l’intervistato che, nella sua vita ‘da uomo’, è un funzionario di banca.

 

“Per vivere a pieno la mia intimità, trascorro regolarmente dei periodi di vacanza in Turchia. Istanbul è una città dove i travestiti possono esibirsi senza essere incalzati dalla polizia. Lì, sebbene si tratti sempre di un paese musulmano, le relazioni omosessuali e le operazioni per cambiare sesso non sono illegali”.

 

Ai marocchini non è richiesto il visto per viaggiare in Turchia. I più ricchi preferiscono comunque altre mete, ancora più ‘aperte’, come Parigi e Amsterdam.

 

Pur conservando gelosamente il segreto della loro identità sessuale, per timore dell’esclusione sociale, ritengono di essere sufficientemente numerosi da formare una comunità, con i suoi codici e le sue abitudini…

 

“In Marocco molti travestiti si celano dietro ad una apparente ‘normalità’, si vestono da uomini, sotto l’oppressione di una società maschilista. Non possono svelarsi per paura di subire rappresaglie”, conclude il banchiere.

 

“Eppure in passato, nella nostra società, alcuni uomini potevano travestirsi pubblicamente durante le feste di matrimonio o le celebrazioni cittadine. Bouchaib Bidaoui è uno degli esempi più conosciuti. Le identità sessuali erano e restano molteplici, inutile nasconderlo. Ci sono eterosessuali e omosessuali, ma anche bisessuali, travestiti e transessuali, come la ballerina Noor. Tutte queste identità esistono ancora oggi in Marocco”.

 

 

Flashback. C’era una volta il dottor Burou…

 

Chi l’avrebbe mai detto che Casablanca fu, per diverso tempo, la capitale mondiale di cambio del sesso? Durante gli anni ’60 e ’70 uomini di ogni provenienza arrivavano nella metropoli atlantica, in una clinica del centro a Mers Sultan, per offrirsi un corpo e un organo sessuale femminile. Dietro questa fama, il ginecologo francese George Burou.

 

Nato nel 1910, il dottor Burou ha esercitato il suo mestiere ad Algeri prima di emigrare a Casablanca all’inizio degli anni ’50. Nella Clinique du Parc tuttavia, oltre alla ginecologia classica, il medico si specializza in un ambito che lo porterà velocemente all’affermazione mondiale.

 

Secondo la sua stessa testimonianza, Burou comincia le operazioni per il cambio di sesso nel 1956 e il suo primo cliente celebre – il transessuale Jacques Dufresnoy – arriva due anni dopo. Jacques o Jacqueline Charlotte era già molto conosciuto a Parigi – con il nome d’arte Coccinelle – come vedette dello spazio musicale Carrousel.

 

Altra diva passata sotto il bisturi del dottore negli anni sessanta, Bambi, protagonista delle serate di cabaret dell’epoca. Nella sua autobiografia terrà a specificare l’ottima riuscita dell’operazione.

 

Da allora, Casablanca diventa un punto di riferimento per tutti coloro che si sentono male in un corpo da uomo e che desiderano cambiare definitivamente la loro identità sessuale.

 

Sarebbero più di 800 gli interventi all’attivo di Burou, mentre la sua tecnica verrà insegnata nel mondo e il dottore stesso parteciperà a diverse conferenze internazionali sul tema (perfino all’università di Stanford, California).

 

La sua scomparsa non passa sotto silenzio. Amante di nuoto e sci nautico, muore nel 1987 quando lo scafo su cui si trovava a bordo si rovescia al largo di Mohammedia (città costiera pochi km a nord di Casablanca).

 

 

Per la versione originale, clicca qui

 

 

Foto via Flickr

 

 

 

June 3, 2013

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