#OccupyArabPop: è con questo slogan che i Mashrou’ Leila, la band pop-rock libanese del momento, conduce la sua rivoluzione musicale.
Nel loro ultimo album “Raasük” (Ti hanno fatto ballare), infatti, affrontano senza filtri temi scomodi come sesso, politica, religione e lotta di classe.
“Possiamo aprire gli occhi anche se ci gettano dentro la terra
Di’ loro che ci vediamo ancora
Possiamo rifiutare di mangiarci a vicenda fino a che la gente non vedrà le nostre ossa
Di’ loro che non abbiamo fame
Potremmo planare, potremmo volare, ma accettiamo di strisciare
Se sopportiamo l’inverno
Siamo destinati ad avere la primavera
Di’ loro che abbiamo ancora fede”
Così recita “Wa Nu3eid” (E noi continuiamo) primo singolo del nuovo album.
I Mashrou’ Leila danno voce a una gioventù araba arrabbiata, a volte disillusa ma anche determinata a reagire. La loro musica e il loro messaggio sono però universali e hanno ormai travalicato i confini del mondo arabo.
L’avventura musicale dei Mashrou’ Leila, il cui nome significa “progetto di Leila” o “progetto di una notte”, nasce nel 2008 all’università americana di Beirut, quando sei studenti di architettura e design, Haig Papazian, Carl Gerges, Hamed Sinno, Omaya Malaeb, Andre Chedid, Firas Abou Fakher e Ibrahim Badr, si incontrano e decidono di sperimentare insieme nuove sonorità.
I ragazzi definiscono il proprio genere come un incontro tra tarab, rock, folk, pop e musica elettronica, il tutto caratterizzato da note tipicamente mediorientali, come la vocalità di Hamed Sinno e il violino di Haig Papazian.
Ma la vera novità della band risiede nei testi delle loro canzoni, che parlano di Beirut e delle sue bizzarre esperienze quotidiane, della sua sicurezza e allo stesso tempo della mancanza di essa, della sua esplosività musicale e della sessualità incoerente: Leila è in ogni uomo e in ogni donna che li ascolta.
Il primo album, che prende il nome della band, esce nel 2009 ed è subito una rivoluzione. Rappresenta, infatti, la volontà di esserci e di esprimersi di una generazione che per troppo tempo è stata tenuta dietro le quinte. Il singolo di debutto, che ottiene subito un enorme successo, è una vivace ballata intitolata “Raksit Leila”, (Il ballo di Leila), seguita da canzoni che sfidano i pregiudizi della società, come “Fasateen” (Abiti), che parla di promesse d’amore non mantenute e “Shim el Yasmine” (Odora il gelsomino), che racconta le difficoltà incontrate dalle coppie omosessuali.
Il secondo album, “El Hal Romancy” (La situazione è romantica) esce nel 2011, e come dice il titolo stesso, ha una vena più romantica. Ridona speranza a una gioventù delusa e amareggiata che però può cambiare ancora le cose, “può ancora distruggere una città e costruirne una più nobile”, come recita il testo di “Inni Mnih” (Sto bene), una della canzoni dell’album. Mentre “Imm el Jacket” (La donna con la giacca), ancora una volta si prende gioco delle convenzioni sociali.
Il terzo e ultimo album, Raasuk, del 2013, è essenzialmente politico, c’è rabbia, disperazione, e i toni sono più cupi. Ne è un esempio “Lel Watan” (Alla patria), che racconta di come sia difficile cambiare le cose e avere degli ideali in un paese che ti risponde in questo modo: “Smettila di predicare, vieni a farmi ballare un po’. Perché sei così accigliato? Vieni a farmi ballare un po’”.
In occasione del lancio del loro ultimo album il gruppo ha perso uno dei suoi componenti, Omaya Malaeb, la tastierista, che ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla sua carriera da architetto. Il gruppo però non si ferma, e continua a esibirsi sui palchi di tutto il mondo, facendo quello che gli riesce meglio: sfidare i luoghi comuni e ballare sulle contraddizioni.
* Francesco Tomassi e Laura Lucarelli sono i conduttori e curatori di “Note d’Oriente“, web-radio dedicata alla musica e cultura araba, all’interno del circuito Amisnet.
Per ascoltare la puntata di Note d’Oriente dedicata ai Mashrou’ Leila, clicca qui.
Sabato, Novembre 2, 2013 – 15:15di: Francesco Tomassi e Laura Lucarelli *Libano,
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