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Referendum costituzionale o politico? I vincitori/1

Tra accuse di brogli, qualche scontro e lunghe file, sabato scorso si è svolto in Egitto il primo round del referendum sulla nuova Costituzione: i sostenitori del “sì” hanno vinto con circa il 57% dei voti, ma il 22 dicembre il paese è chiamato nuovamente alle urne per concludere il processo elettorale che in queste settimane è sembrato essere un vero e proprio test politico per (e su) i Fratelli Musulmani.

 

 

 

di Marco Di Donato

 

 

 

Quattro milioni e 595 mila egiziani si sono espressi favorevolmente nei confronti della nuova proposta costituzionale. Assiut e Sharqiya hanno fedelmente seguito la linea della Fratellanza, così come il nord del Sinai e Daqahliya.

Non ci sono ancora dati ufficiali, ma solo conteggi provvisori (seppur attendibili) in attesa di concludere il processo referendario il 22 dicembre. In quella data altri 17 governatorati saranno chiamati alle urne.

Per ora il voto sembra aver rispettato le indicazioni delle precedenti tornate elettorali, specialmente di quelle parlamentari. Se osserviamo ad esempio il caso di Assiut, la netta affermazione del “sì” (76.8 %) , rispecchia un sostegno per la Fratellanza che durante le passate elezioni parlamentari permise ai suoi rappresentanti di guadagnare 13 seggi.

Discorso che sembra altresì valido per Sharqiyya, dove all’epoca delle parlamentari i Fratelli conquistarono 18 seggi, e in occasione del più recente referendum si sono affermati con una percentuale poco superiore al 65%.

Anche il nord del Sinai sembra confermare la sua fedeltà alla linea del partito Libertà e Giustizia, avendogli permesso di guadagnare 3 seggi e una percentuale referendaria pari ad addirittura il 78%.

Più combattuto il confronto nel sud del Sinai, dove il 57.72% ha votato favorevolmente e il 42.48% si è espresso invece contro.

Le scorse parlamentari segnalavano infatti sacche di resistenza di uomini legati a Mubarak, che hanno vinto un seggio a fronte dei 3 conquistati dagli islamisti. Se consideriamo inoltre che gli altri due sono stati conquistati rispettivamente da al-Wafd e da un un indipendente, comprendiamo il sostanziale equilibrio presente nella regione.

Anche Assuan, nel profondo sud del paese, non ha deluso le aspettative degli islamisti che sembrano aver guadagnato qualcosa in termini di consensi.

Il 76.65% dei voti per il “s&`” non solo è in linea con le linee di consenso espresse durante le ultime parlamentari, ma rappresenta forse un passo in avanti.

Il 14 dicembre 2011 (data del round delle parlamentari ad Assuan), i sei seggi disponibili nel governatorato erano risultati così suddivisi: uno a Libertà e Giustizia, due ai Salafiti, uno al Wafd (oggi all’opposizione), uno al Tagammu (oggi all’opposizione) e uno all’indipendente Muhammad Hamed.

Ad osservare il 76% di consensi raccolto dagli islamisti sembra che i voti per il Wafd ed il Tagammu (schierati per il no) abbiano influito molto meno di un anno fa.

Risultati decisamente similari anche nel piccolo governatorato di Sohag, dove il “sì” è passato con il 79%, il dato finora più alto registrato nel paese.

La forte presenza salafita (nel 2011 vinsero 7 seggi contro gli 8 della Fratellanza) ha infatti permesso che la popolazione si esprimesse in favore della linea presidenziale limitando le forme di dissenso.

Sul filo del rasoio l’affermazione del fronte del “sì” a Daqahliya, area del delta del Nilo in cui i Fratelli Musulmani hanno ottenuto solo il 55% dei voti.

Diciamo “solo” perché in occasione delle elezioni legisaltive il governatorato si espresse con grandissimo favore nei confronti della compagine islamista assegnando 17 seggi al partito Libertà e Giustizia ed altri otto al partito salafita di al-Nour.

In quest’area gli islamisti hanno sicuramente perso molta parte del sostegno di cui godevano un anno fa.

Ancora nel nord, l’altro grande centro nevralgico, Alessandria d’Egitto conferma di essere ancora legata al modus operandi islamista mostrando una percentuale di “sì” poco superiore al 56%.

In questo caso tuttavia bisogna registrare scontri per le strade fra oppositori e sostenitori del presidente Morsi, fra forze islamiste e secolari nei giorni immediatamente precedenti il voto, a dimostrazione di una tensione altissima all’interno della città, che appare spaccata in due.

Città che durante le elezioni parlamentari non aveva avuto incertezze nell’assegnare 12 seggi agli islamisti ed 8 ai Salafiti. Città che invece oggi mostra percentuali di gradimento ben diverse, anche rispetto all’ultimo referendum (quello del 17 Marzo 2011) dove la linea degli ex uomini di Mubarak e dei Fratelli si impose con il 67% dei voti.

 

 

December 19, 2012

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