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“Se ti chiami Mohamed”: memorie di migrazioni in una graphic novel

In una graphic novel dai tratti stilizzati si snoda l’esperienza della migrazione – e della difficile integrazione – dal Maghreb alla Francia del secondo dopoguerra. Arrivando fino a noi, in un intreccio di identità e problemi ancora attuale. 

 

 

Per una volta dimentichiamo i tormenti esistenziali, le vite solitarie o troppo affollate e non aspettiamoci neppure virtù o vizi straordinari dai personaggi di Jérôme Ruillier. “Se ti chiami Mohamed” – edito da Il Sirente per la collana “Altri Arabi migrante” – è un graphic novel che, senza orpelli, trascina il lettore nella realtà. 

Quella delle migliaia di maghrebini che negli anni ’50 hanno raggiunto la Francia con la promessa di un buon lavoro e la prospettiva di un futuro migliore, ma che poi, senza neppure rendersene conto, da francesi di Algeria, Tunisia o Marocco sono divenuti degli esclusi, emarginati, reietti, costretti a vivere in case fatiscenti, apolidi inconsapevoli, divisi per sempre tra il desiderio di tornare indietro nella terra che hanno smesso di conoscere ed una nuova patria che non accetta di riconoscerli come suoi nuovi figli. 

Jérôme Ruillier si lascia ispirare da “Mémoires d’immigrés” (1997) di Yamina Benguigui, trasformando le testimonianze raccolte in disegni in bianco e nero che sanno giocare con le ombre senza, però, sconfinare in atmosfere cupe o soffocanti. 

La durezza delle esperienze raccontate si riflette nei tratti essenziali con cui Ruillier sceglie di delineare i protagonisti; il disegno è fortemente stilizzato, quasi infantile: uomini e donne abbandonano le fattezze umane per vestire i tratti di orsi di pelouche, con tanto di orecchie tonde in cima alla testa e mani – o zampe che dir si voglia – a quattro dita.

Incollati alle pagine da una marcata bidimensionalità, questi personaggi acquisiscono spessore grazie ai dialoghi, in grado di emozionare per la semplicità delle parole e l’intensità dei sentimenti che vi sono racchiusi.

Seguendo la tradizionale struttura familiare, Ruillier suddivide il libro in tre sezioni separate ma non discontinue, “I padri”, “Le madri” ed “I figli”. Le vicende si intrecciano armoniosamente anche a pagine di distanza ed insieme narrano un’unica grande storia.

Si parte dalla Francia del secondo dopoguerra, affamata di rivincita e manodopera non specializzata, dove il lavoro dei selezionatori delle grandi aziende è piuttosto semplice. 7

Il territorio francese è vasto, supera Alpi e Pirenei, attraversa veloce il Mar Mediterraneo ed abbraccia il Maghreb, periferia povera e sognante di una madrepatria che incanta. E così basta pronunciare un nome, il proprio, e superare semplici test (come prendere al volo un righello) per essere assunto come operaio. Poco importa se nella catena di montaggio della Renault o della Peugeot, nelle miniere di carbone o in qualche cantiere edile: la Francia necessita di tutti per lasciarsi alle spalle la miseria della guerra. 

Gli uomini sono i primi a conoscere la solitudine di un paese che sembra volerli accogliere ma poi, invece, finisce per confinarli in quartieri periferici isolati, dove vivono stipati in piccole camere.

E sono sempre loro i primi a votare la propria esistenza al sacrificio. Sopportano la routine di un lavoro estenuante e condizioni di vita degradanti pur di risparmiare denaro e tornare nel proprio paese una volta l’anno per un mese o due, carichi di regali e sorrisi che nascondono la verità.

Il 1974 è l’anno dell’ufficializzazione del ricongiungimento familiare. Finalmente le donne, separate dai mariti da uno specchio d’acqua salata, possono vivere insieme ed è così che scoprono la Francia vera, quella che sa infliggere umiliazione e dolore, ben diversa da quella descritta nei racconti dei brevi rientri estivi.

Spesso sposate a uomini abbrutiti dal lavoro e dal disincanto, le donne di Ruillier si trovano confinate in casa ad occuparsi dei figli e delle faccende domestiche ma non per questo si danno per vinte.

Superata l’iniziale diffidenza di una società culturalmente lontana, poco a poco scoprono di essere coraggiose: imparano a leggere e scrivere, divorziano da uomini non amati, trovano un lavoro e prendono un po’ di quella libertà che la Francia offre loro. Non  vengono però risparmiate da quella strana sensazione che le fa vivere in una zona liminare, con un piede di qua ed uno di là.

Non più algerine, tunisine o marocchine ma mai pienamente francesi.

L’ambivalente condizione esistenziale di immigrato è il leitmotiv che percorre tutta la narrazione e che raggiunge il suo culmine drammatico nella doppia vita dei figli, sottoposti ad un’enorme pressione. Cresciuti in Francia, conoscono la Tunisia, il Marocco o l’Algeria come luoghi delle vacanze estive e per questo sono costantemente combattuti tra il desiderio lacerante di piena integrazione e la paura di deludere i propri genitori che credono ancora che la loro permanenza in Francia sia momentanea.

“Non devi dimenticare da dove vieni” è il mantra che i figli sentono ripetersi tutti i giorni fin da piccoli, ma la breccia nella società francese è aperta ed ognuno sceglie un percorso diverso.

C’è chi abbraccia l’Islam con amore e devozione, sfidando la cecità del razzismo;  chi invece preferisce la strada della delinquenza alla miseria di un lavoro mal retribuito, e chi sposa una francese e cerca di aiutare i figli di immigrati insegnando loro che l’integrazione è possibile.

Probabilmente nessuna scelta potrà mai sciogliere del tutto quei grumi di angoscia latente che il vivere a cavallo tra due culture genera, lo scontro tra l’urgenza interiore di identificarsi con un popolo e la realtà di essere già parte di un altro è insolubile.

Ruillier lo sa bene ed è per questo che non ci indica una via ma con i suoi disegni offre uno sguardo puro e privo di giudizi sulle esistenze degli immigrati di ieri, non dissimili, purtroppo, da quelle dei nuovi migranti.

 

*Jérome Ruillier, nato nel 1966 in Madagascar, ha compiuto gli studi presso l’Institut d’Arts Décoratifs di Strasburgo. Ha scritto e illustrato molti libri per ragazzi. Pubblicato nel 2011 “Les Mohamed”è il suo secondo fumetto dopo “Le coeur-enclume”(2009), entrambi pubblicati da Sabarcane. Con “Les Mohamed”, Ruillier ha ottenuto nel 2012 il dBD Award per il miglior fumetto reportage.

 

April 12, 2015di: Claudia Gifuni Algeria,Marocco,Tunisia,

Redazione

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