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Turchia. In viaggio con la ‘palla’ della responsabilità

Otto città in dieci giorni, 1350 km, due volontari e una palla che oggi è di fatto un atto di responsabilità voluto da più di 60 organizzazioni turche operanti nel sempre più arduo e bistrattato settore del sociale. 

 

 Nel profondo sud est della Turchia, in quel lembo di terra cullato dal Tigri e dall’Eufrate ormai noto più per le dinamiche geopolitiche, il cammino verso una responsabilità sociale diffusa rappresenta una priorità in cerca di risposte concrete. Ed è così che oggi oltre 60 organizzazioni turche operanti nel sociale sono impegnate in quello che chiamerò il “Viaggio della palla della responsabilità”.

 

Il viaggio

 

Partita da Gaziantep il 1 maggio, la palla sta viaggiando attraverso l’Anatolia orientale tra le mani della slovena Tina Burlin e dell’italiano Giovanni Garbuglia, volontari SVE (Servizio di Volontariato Europeo) presso l’organizzazione non governativa Alternatif Gençlık Çalısmaı Derneği, e terminerà il suo viaggio il 10 maggio ad Adıyaman, aprendo di fatto la quinta edizione del GapGenç Festival.  

 

La tabella di marcia ha visto i due messaggeri approdare nelle città di Şanliurfa, Mardin, Şirnak, Siirt e Batman e prima di intraprendere l’ultima tappa,  ‘l’onda della responsabilità’ approderà anche a Diyarbakir e Malatya.

 

Otto città in dieci giorni, 1350 km, due volontari e una palla che oggi è di fatto un atto di responsabilità voluto da più di 60 organizzazioni turche operanti nel sempre più arduo e misfrattato settore del sociale.

 

 

1 maggio, İmam Çağdaş Gaziantep: La situazione è di quelle da mille e una notte. Ci guardiamo negli occhi con quell’espressione di chi non sa ancora cosa succederà, ma ormai abbiamo deciso di salpare su quella che potrebbe diventare una splendida nave da crociera e che al momento ha ancora le fattezze di un piccolo natante da passeggio.

 

Attorno a noi si crea un drappello di persone e dai loro sguardi capisco che non siamo gli unici increduli. Ad un tratto un colpo di tamburo riecheggia nell’aria e quello che fino a pochi minuti prima sembrava una missione impossibile, si svela davanti ai nostri occhi. Il viaggio della responsabilità è partito.

 

Tina e Giovanni davanti, seguiti a pochi passi dai tamburi e dietro gli altri. I bambini, le donne e chiunque incroci la nostra colorata e musicante parata ci rivolge uno sguardo incoraggiante.

 

 

2 maggio, Şanliurfa: Tra lo stupore generale, Tina e Giovanni arrivano ad Urfa, e ancora una volta si trovano dinnanzi allo sguardo attonito della popolazione locale. Una volta in centro i più entusiasti sono i bambini che con il loro sorriso danno un valore aggiunto alla giornata.

 

Onestamente all’inizio avevo qualche timore – sorride Giovanni –, ma una volta arrivati ad Urfa tutto si è fatto più chiaro e, divertimento a parte, credo che la palla della responsabilità rappresenti un ottimo strumento tra l’educazione non formale e l’inclusione sociale, che di fatto sono due punti cardine della responsabilità sociale”.

 

 

3 maggio, Mardin: Nella spettacolare cornice offerta dalla città vecchia che si presenta come il perfetto compromesso tra un presepe natalizio e l’ultimo baluardo di quel mondo arabo che da qui dista poco più di 50 chilometri, la marcia della responsabilità incontra gente di ogni età senza distinzione di sesso.

 

A segnare il successo della giornata, i tanti capannelli che seguono la palla e le molte discussioni sul significato di responsabilità, in un luogo abitato dalle tante minoranze turche che da anni condividono un vero e proprio patrimonio dell’umanità.

 

5 maggio, Şirnak: “Durante il viaggio in pulman  – sorride Giovanni – ci accorgiamo che il paesaggio intorno a noi è diverso da quello che abbiamo lasciato alle nostre spalle. I tempi sembrano dilatarsi e ad ogni villaggio, con l’autista che si ferma a parlare con i locali. La cosa più emozionante è che tutto rientra in una normalità a me semisconosciuta”.

 

“Dapprima partecipiamo ad una riunione nella quale spieghiamo cosa rappresenta la palla, perchè stiamo facendo questo viaggio e quali obbiettivi vorremmo riuscire a raggiungere dopodichè  – continua Giovanni – l’atmosfera cambia forma e con l’ausilio di una chitarra e due tamburi, i ragazzi ci insegnano alcune danze tipiche prima di offrici una cena a base di specialità locali”.

 

 

6 maggio, Siirt: Forti del successo riscosso a Şirnak, procediamo alla volta di Siirt, dove ci aspetta un compito arduo: raccogliere il testimone del GapGenç Festival 2012 e portarlo a destinazione.

 

“Dopo cinque giorni di viaggio e 650 km a regalarmi il sorriso sono stati i tanti giovani che, consapevoli della nostra missione, si sono uniti a noi e che di fatto sono stati una perfetta cassa di risonanza tra la popolazione locale”.

 

Sfruttando il secondo giorno di sosta, Tina e Giovanni sono entrati in diverse scuole per parlare con gli studenti di educazione non-formale, dell’importanza dell’essere responsabili e del fondamentale gradino dell’inclusione sociale.

 

 

7 maggio, Batman: L’unico problema della giornata è la pioggia. “Nonostante il tempo – ammette Giovanni – non ci siamo demoralizzati e siamo riusciti a incontrare gli studenti”. 

 

8 maggio, stop and go: Dopo sette giorni di viaggio la palla richiede un ‘check out’ completo prima di riprendere la strada per raggiungere la tappa finale. 

 

 

Il 10 maggio Tina e Giovanni sono attesi ad Adıyaman, per dare inizio alla cerimonia di apertura del Festival che al momento annovera tra le sue fila più di 4000 volontari provenienti da tutto il mondo.

Volontari che daranno vita, nelle giornate di sabato 11 e domenica 12, a una serie di workshop e dibattiti che faranno da contorno a “Let’s do it Adıyaman”, un’azione di responsabilità sociale che si prefigge un cleaning up della città.

May 08, 2013di: Marcello CanepaTurchia,

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