Aree proibite agli stranieri, corsi universitari limitati, rimpatri forzati e razzismo. Per gli immigrati afghani in Iran la vita si fa sempre più difficile, con o senza documenti. di Anna Toro “Negli ultimi anni abbiamo riscontrato un aumento delle misure restrittive verso gli afghani che hanno reso la loro permanenza in Iran molto dura” conferma il ricercatore iraniano di Human Rights Watch Faraz Sanei. Si riferisce soprattutto alle cosiddette “aree off-limits”, in cui agli stranieri, soprattutto afghani e iracheni, è vietato risiedere: da 12 province si è passati quest’anno a 14. L’agenzia Mehr News fornisce una lista che conta anche diverse città sparse in tutto l’Iran, compresi alcuni centri metropolitani e religiosi come Qom, Isfahan, dove molti immigrati, fino a poco tempo fa, andavano alla ricerca di opportunità e lavoro. Ora, in queste aree gli stranieri possono solo transitare, ma senza fermarsi in modo permanente. Quando si parla di stranieri e restrizioni, poi, per l’Iran s’intende soprattutto afghani e iracheni, anche se i primi risultano molto più impattati. Basti pensare che, nella maggior parte delle aree proibite, sarebbe solo la nazionalità afghana ad essere bandita. Secondo dati governativi, se gli iracheni in Iran sono circa 42 mila, gli afghani sono invece quasi 3 milioni, di cui solo 860 mila ‘regolari’. Ma non è finita qui. Alle province off-limits, si sono aggiunti di recente altri due provvedimenti: uno che proibisce agli afghani di entrare in alcuni parchi pubblici per festeggiare il capodanno; l’altro vieta invece ai rifugiati di frequentare alcuni particolari corsi universitari. Per quanto riguarda il secondo divieto, l’analista e blogger iraniano Ahmad Shuja riporta una lista semi-ufficiale in cui vengono elencate materie come fisica nucleare, “scienze militari”, ingegneria degli armamenti, petrolchimica e aeronautica, sicurezza informatica, scienze della difesa. “Un decreto, questo, che rende ancora più difficile l’accesso all’istruzione ai rifugiati afghani che già potevano accedere solo alle università che si trovano al di fuori delle aree proibite” commenta Shuja. Vittime del grande “gioco” geopolitico Ma in Iran, oggi, nemmeno i lavoratori se la passano più tanto bene. Il Financial Times fa sapere che, a causa delle sanzioni internazionali dovute al programma nucleare iraniano, la moneta nazionale (rial) ha subito un calo di oltre il 35%, con un conseguente aumento dei prezzi al consumo. Il governo parla di un aumento dell’inflazione del 25%, ma secondo gli analisti sarebbe molto più alto. Perciò, non solo i lavoratori afghani in Iran stanno guadagnando molto di meno rispetto ad anni fa, ma la crisi starebbe rendendo la popolazione iraniana sempre meno tollerante verso i lavoratori stranieri. Lo stesso ministro dell’Interno Mostafa Mohammad-Najjar, pur ribadendo la propria disponibilità all’accoglienza, si è detto preoccupato per la mancanza di lavoro per i giovani iraniani, e teme si possano innescare delle tensioni sociali. Peccato che i rimpatri forzati degli immigrati afghani, sempre più numerosi e con modalità sempre più brutali, mostrino come la benevolenza predicata dal governo sia ormai poco più che di facciata. Secondo i dati dell’Unhcr, quest’anno, da gennaio a settembre, 191.121 immigrati senza documenti sono stati espulsi dall’Iran e rimpatriati: il 29% in più rispetto all’anno scorso. Una reazione, secondo molti analisti e politici afghani, dovuta all’ostilità iraniana verso il ruolo degli Stati Uniti in Afghanistan. A maggio di quest’anno, infatti, l’Iran aveva minacciato di espellere tutti i lavoratori immigrati se l’Afghanistan avesse firmato il patto di sicurezza strategica con gli Usa (cosa che alla fine il governo afghano ha fatto). A questa minaccia si è aggiunta quella ancora più recente, fatta sempre dal ministero dell’Interno iraniano, di “metter fine allo status di richiedenti asilo per 700 mila afghani entro il 21 marzo 2015”. Una vera e propria punizione per aver “preferito” l’alleato americano? “I migranti afghani sono diventati le vittime del grande gioco politico tra Usa e Iran” ha detto tra gli altri il vice-ministro afghano per i rifugiati Abdul Samad Hami. In palio c’è l’influenza che tutti, soprattutto i paesi confinanti, vorrebbero esercitare sull’Afghanistan, specie ora che si avvicina la data del ritiro delle truppe internazionali. L’Iran già da tempo si è impegnato in questo senso: finanzia circa un terzo dei media afghani e ha costruito diverse scuole e ospedali, soprattutto a Herat. Dal canto suo, il governo afghano continua a rimanere ambiguo e aperto a diverse opportunità, e in questo tira e molla, per ora a farne le spese è come sempre la categoria più debole: i migranti e i rifugiati. Foto UNICEF Iran Afghanistan,Iran,Articoli Correlati:
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