E alla fine le abbiamo viste, le immagini della cattura del colonnello Gheddafi, primo dei governanti arabi ad essere “ucciso” dalla Primavera. Girate con un telefonino, sono state mostrate al mondo. Poi le foto del corpo. In mezzo solo ipotesi confuse di quello che è successo.
di Maria Letizia Perugini
La versione ufficiale dei momenti concitati di questa morte è stata fornita da quella che dovrebbe essere la nuova leadership libica: Gheddafi sarebbe caduto sotto i colpi di un fuoco incrociato. Ma questa versione non è supportata dalle immagini e dai video che girano in rete.
I racconti contrastanti, le ipotesi che si susseguono, le smentite e le numerose ricostruzioni danno un’idea della confusione in cui potrebbe cadere il paese dopo l’euforia di questo momento, anche se adesso forniscono una parentesi di calma placando per poco, ancora, i discorsi sulle rivalità interne al fronte della rivolta.
Ora si deve provare a ricostruire il climax ascendente di sangue con cui si sono concluse le settimane cruente della battaglia di Sirte, città natale di Gheddafi e ultima roccaforte dei suoi fedelissimi.
Le forze Nato e libiche del Consiglio nazionale di transizione erano in allerta da tempo per il possibile tentativo di fuga da parte di un convoglio armato di lealisti che avrebbe tentato di portare il colonnello Gheddafi fuori dalla città, verso occidente.
Introno alle 8.30, ora locale, un convoglio è effettivamente stato avvistato mentre lasciava un bunker della città. Dopo due miglia sarebbe stato raggiunto da un drone americano e da un aereo da guerra francese, che l’avrebbero fermato, ma non distrutto, stando alle dichiarazioni del ministro della difesa francese, Gérard Longuet. Solo due veicoli del convoglio sarebbero stati colpiti, e nessuno dei due trasportava il colonnello.
Il resto del convoglio si sarebbe disperso. A questo punto c’è stato l’intervento dei combattenti libici anti-Gheddafi, secondo quanto riportato dalla Reuters, che si sarebbero lanciati all’inseguimento dei superstiti in un bosco vicino.
La ricostruzione continua con le parole di Mohamed al-Laith, uno dei capi dei ribelli, che ha riferito ad Al Jazeera che il colonnello, sceso da una jeep, si sarebbe rifugiato in un grande cunicolo di drenaggio. Poi dopo uno scontro a fuoco tra le due parti sarebbe riemerso con un kalashikov in una mano e una pistola nell’altra.
“Che succede?” le sue parole fuori dal nascondiglio.
Da questo momento iniziano le testimonianze filmate.
Il video di Al Jazeera che mostra Gheddafi ferito, ma vivo. Il network riporta le parole di un combattente che avrebbe implorato “fatemi vedere misericordia!”, piangendo. Ma c’è poco di questo nel video. Un altro combattente gli avrebbe tirato i capelli, altri avrebbero percosso il corpo, uno ancora l’avrebbe colpito con un fucile.
Omran Shaaban, il ventunenne che per primo ha scovato Gheddafi, lo descrive come già ferito alla testa e allo stomaco, con emorragie in corso, appena uscito dal condotto. Poi, sempre secondo le sue parole, sarebbe stato portato su un’ambulanza. Shaaban non sa dire come sia morto.
Molti racconti parlano di questa ambulanza che, carica di guerriglieri, si sarebbe diretta a Misurata, l’altra città martirizzata da una battaglia feroce, roccaforte dei rivoltosi, questa.
Nessuno ha visto o documentato il colonnello Gheddafi ancora vivo dopo il trasporto in ambulanza.
Nessuno ha rivendicato la sua morte.
Poi sono iniziati i commenti.
Moahammoud Shammam, portavoce del Consiglio nazionale di transizione, ha chiamato questo “il giorno della vera liberazione. Eravamo convinti di voler fare un processo giusto. Dio sembra aver scelto in modo diverso”.
L’universo di Twitter si scatena sulle ipotesi dei possibili destini simili che potranno travolgere gli altri capi arabi. “Bashar al Assad come ti senti oggi?”.
Poi i capi occidentali, iniziando da Obama: “Possiamo dire infine che il regime di Gheddafi è arrivato a una fine, l’ombra nera della dittatura è stata sollevata. Con questa promessa enorme il popolo libico ora ha la grande responsabilità di costruire una società inclusiva, tollerante e democratica”.
Le ipotesi mediche. Un patologo forense di New York, Michel Baden, analizzando le foto ha ipotizzato che i colpi in testa siano stati sparati a distanza ravvicinata: “Sembra un’esecuzione più che una morte avvenuta in battaglia”.
E alcune voci di preoccupazione dal mondo mediorientale. Louay Hussein un importante oppositore di Damasco: “Non è accettabile uccidere una persona senza un processo. Preferisco vedere i tiranni dietro le sbarre” ha detto.
October 21, 2011
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