Gli effetti collatterali del conflitto libico (e le responsabilità?)

L’UNHCR lancia l’allarme per l’arrivo di 20 mila rifugiati maliani in Niger, Burkina Faso e Mauritania. Sono tutti in fuga dalle violenza scoppiate nel nord del paese e causate dalla ripresa della storica rivolta dei tuareg. Questa volta però la guerriglia sembra aver fatto un salto di qualità in materia di armi. E le ragioni vanno ricercate nel conflitto libico. 

 

 

di Maria Letizia Perugini

 

L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha appena lanciato l’allarme per l’arrivo di circa 20 mila rifugiati maliani in Niger, Burkina Faso e Mauritania.

La ragione del grande esodo di popolazione è da ricercare nella nuova esplosione di violenza delle ultime settimane, causata dal riacutizzarsi della guerriglia tuareg.

Le responsabilità reali invece sono da attibuirsi al colonnello Gheddafi: le conseguenze della sua azione politica continuano a farsi sentire anche dopo la sua morte.

In Mali, i tuareg combattono da anni il governo centrale rivendicando l’indipendenza della terra sulla quale vivono da generazioni: l’Azawad. Il loro è uno dei numerosi movimenti di rivolta africani che hanno avuto a che fare con il colonnello Gheddafi.

Tra gli anni ’70 e ’80 i giovani guerriglieri si recavano proprio in Libia, e precisamente nei campi di addestramento messi a disposizione dal colonnello per preparare i rivoltosi a combattere contro i rispettivi governi centrali.

Gheddafi aveva istituito quello che chiamava il ‘Centro rivoluzionario mondiale’ in cui venivano fornita un’educazione soprattuto militare.

È qui che si sono formati, e hanno recultato i propri combattenti, i grandi warlords (singori della guerra) africani come Charles Taylor della Liberia e Foday Sankoh della Sierra Leone.

In cambio il colonnello aveva a disposizione forze addestrate e equipaggiate che usava a proprio piacimento negli scenari di guerriglia dove aveva intenzione di intervenire.

Anche i guerriglieri tuareg erano stati reclutati per combattere in Chad o in Niger, così come la guerriglia maliana era nata allo scopo di sfidare il governo centrale, importante alleato degli Stati Uniti.

Finora il governo maliano era riuscito a far fronte alla rivolta, fatta soprattutto di guerriglieri scarsamente armati.

Nelle ultime settimane però il livello dello scontro si è alzato: i tuareg possono ora beneficiare della 
‘buonauscita’ ricevuta in eredità per aver lottato accanto al colonnello fino alla sua caduta.

 

9 febbraio 2012 

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