Iran. I rifugiati afghani, ospiti indesiderati

Da un anno a questa parte l’Iran ha fatto intendere ai rifugiati afghani che per loro non c’è più posto, abusando di loro e costringendoli al rimpatrio forzato. Lo denuncia Human Rights Watch, nel suo ultimo rapporto.

 

 

 

 

 

Le politiche del governo iraniano in materia di immigrazione violano gli obblighi fondamentali di tutela previsti dalla Convenzione di Ginevra del 1951 sui Rifugiati. 

Ad affermarlo senza mezzi termini è un rapporto dell’Ong internazionale Human Rights Watch (HRW), pubblicato lo scorso 20 novembre, che documenta abusi, respingimenti e rimpatri forzati nei confronti dei migranti registrati nell’ultimo anno.

Ad essere oggetto di queste politiche sono nella stragrande maggioranza persone provenienti dall’Afghanistan. 

Nelle 124 pagine del documento, intitolato “Unwelcome Guests: Iran’s Violation of Afghan Refugee and Migrant Rights”, HRW denuncia il modo in cui le autorità iraniane, negando o ritirando il diritto di asilo politico ai rifugiati afghani, espongano questi ultimi a gravi rischi per la loro incolumità. 

“L’Iran sta costringendo centinaia di migliaia di afghani a tornare in un paese in cui il grado di pericolosità è ancora più serio rispetto a quando sono partiti”, afferma Joe Stork, vice-direttore dell’Ong per il Medio Oriente. “Il governo di Teheran ha l’obbligo di ascoltare le richieste dei migranti anziché respingerli sommariamente e rimandarli da dove sono venuti”.

L’Iran starebbe assumendo questo atteggiamento verso la popolazione di origine afghana da un anno a questa parte, quando, nel novembre 2012, l’esecutivo ha approvato una legge che prevede l’espulsione di 1,6 milioni di stranieri “residenti illegalmente nel paese” entro la fine del 2015. 

I problemi, tuttavia, non derivano dall’obiettivo della legge, giustificato dalle difficoltà economiche dello Stato nel prendersi cura degli immigrati ‘illegali’, quanto piuttosto dalle misure previste per il suo raggiungimento.

Perché all’interno di questa categoria il governo ha incluso anche chi ha un regolare status di rifugiato – in Iran per la maggior parte cittadini afghani, in fuga più o meno costante dalla loro terra da circa 10 anni. Il ministero degli Interni, infatti, sta intraprendendo iniziative per facilitare il rimpatrio volontario di circa 200mila rifugiati afghani, e ha reso noto che non rinnoverà la protezione umanitaria e politica di altri 700mila. 

Riguardo questi ultimi, HRW esorta con urgenza le autorità iraniane affinché siano rinnovati i permessi di circa 300mila afghani, la cui scadenza risale al 6 settembre scorso.

Alla data di pubblicazione del rapporto, tuttavia, nessuna azione di rimpatrio è stata applicata. Ma questa non sarebbe necessariamente una buona notizia, perché oltre a non escludere che questi 300mila saranno costretti a tornare in Afghanistan a breve, il modo in cui vengono trattati dalle forze di polizia è “particolarmente preoccupante”.

L’organizzazione per i diritti umani ha documentato infatti non solo abusi fisici e maltrattamenti, soprattutto nei confronti di donne e minori, avvenuti all’interno dei centri di accoglienza.

Ma ciò che hanno scoperto i redattori del rapporto, visitando quei luoghi, sono state anche le condizioni sanitarie “degradanti e inumane nelle quali gli afghani vivono”, oltre ai casi di “lavori forzati e separazioni sistematiche delle famiglie”. 

Tutto ciò contribuirebbe a fare anche dell’Iran un luogo sempre più inospitale per gli afghani, che, come ricorda HRW, rappresentano la più grande porzione di rifugiati nel mondo. 

Per questo il rapporto si conclude con l’invito al governo a modificare la legge del 2012, azzerando le politiche di respingimento, rinnovando i permessi e accogliendo le nuove richieste di asilo da parte dei cittadini afghani. Obblighi a cui l’Iran si è liberamente vincolato firmando la Convenzione di Ginevra, ma che, come molti altri casi nel mondo, fatica a rispettare.

Per leggere il rapporto integrale, clicca qui.

 

November 25, 2013di: Stefano Nanni Afghanistan,Iran,Articoli Correlati: 

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