Sono sempre più numerosi i casi di abusi sessuali sui bambini mendicanti di Kabul. Lo afferma oggi la Commissione afghana Indipendente per i diritti umani, che ha iniziato a monitorare il fenomeno.
di Anna Toro
“La maggioranza di questi bambini che va a chiedere l’elemosina per le strade della città lo fa perchè obbligata dalle famiglie, ma non abbiamo ancora delle statistiche che mostrino quanti di questi bambini siano stati effettivamente sottoposti a violenze sessuali”, spiega a Radio Azadi Parveen Rahimi, a capo del settore per i diritti umani delle donne della Commissione, che aggiunge: “La questione non riguarda solo le bambine, ma anche i maschi, soprattutto i più piccoli, che in molti casi pare vengano molestati perfino dai bottegai e negozianti per le vie della capitale”.
Neanche l’esatto numero dei bambini mendicanti di Kabul è noto alle statistiche: tra le ricerche più recenti, quella dell’Unicef fatta nel 2006, che ne ha contato circa 37mila nella sola Capitale.
C’è poi quella dell’Unchr che risale al 2008 e che parla addirittura di 50-60mila bambini di strada. In pratica non c’è via o angolo di Kabul in cui questi piccoli mendicanti non siano presenti.
Per loro il pericolo violenza è sempre dietro l’angolo. Vengono attirati con la promessa di soldi, o di cibo, approfittando delle loro misere condizioni economiche e della mancanza di qualsiasi tutela.
Com’è successo a due bambine in una provincia dell’Afghanistan centrale, abusate per più di una settimana dopo che i loro aguzzini avevano offerto loro il pranzo.
Spesso sono le stesse famiglie a vendere i propri figli o a cedere le proprie figlie, anche piccolissime, in matrimonio per ‘saldare’ debiti e pagamenti.
Succede anche che a sfruttare sessualmente questi bambini siano i leader tribali o i comandanti: in questo caso il target è soprattutto maschile.
Un fenomeno che in certi casi diventa un vero e proprio status, ben noto, se non accettato dalla comunità: li chiamano bacha baz, termine che sta a indicare un uomo anziano che si prende come amante un bambino.
Insomma, un pedofilo.
E’ conosciuto anche come il fenomeno dei “bambini ballerini”, che si vestono e atteggiano da fanciulla e danzano (ma non solo) per il proprio “padrone”, il quale spesso e volentieri è uno dei famosi signori della guerra del luogo.
“Da noi è ormai diventata un’usanza” ammette Enayatullah, 42 anni, abitante della provincia di Baghlan, ai microfoni della Reuters.
Baghlan si trova nel nordest, anche se gli afghani dicono che la pedofilia sia predominante tra gli abitanti pashtun del sud.
La prostituzione minorile si riscontra ampiamente anche in diversi campi profughi afghani nel Pakistan. In generale, per questi bambini le conseguenze sono nefaste: dalle malattie sessuali alla depressione alla tossicodipendenza.
Sempre l’Unicef parla di circa 1500 casi di molestie ai danni di minori afghani che vengono segnalati ogni anno, tenendo ben presente che la maggioranza delle piccole vittime non denuncia per vergogna o per paura.
Inoltre, la legge che dovrebbe tutelarli è molto debole, anche se si starebbe andando verso un progressivo miglioramento. Secondo l’Afghanistan Human Right Organisation sono molti, poi, i responsabili di violenze sessuali ai danni di minori che riescono a eludere le maglie della giustizia corrompendo i giudici, o grazie al supporto delle varie milizie al potere in determinate aree del paese.
Senza contare che il supporto post-trauma per le vittime in molte regioni è totalmente assente.
Il governo afghano ha comunque iniziato a prendere coscienza del fenomeno. Wasil Mohmand, deputato del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha assicurato che è in fase di studio un grande piano di educazione che coinvolgerà soprattutto questi giovanissimi mendicanti: stime ancora imprecise parlano di circa 3 milioni di bambini in tutto il paese che tuttora non avrebbero accesso a nessuna forma di aiuto ed educazione.
May 17, 2012
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