di Sultan Sooud Al Qassemi* – traduzione a cura di Anna Toro
Gli stati arabi del Golfo possono anche non ammetterlo pubblicamente ma, con l’affermazione dei poteri islamisti nella regione, una frattura sta lentamente emergendo fra loro.
Se infatti il Qatar ha accolto con entusiasmo l’avvento dei Fratelli Musulmani, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita sono tuttora scettici.
Certo, tra gli stati del Consiglio di cooperazione del Golfo esistono disaccordi riguardo alle relazioni esterne – ad esempio, alcuni membri hanno legami con l’Iran (e ben più forti di quanto altri vorrebbero) – ma questa è la prima volta che uno di loro si allea così strettamente a un partito di cui un altro stato membro diffida così apertamente e considera addirittura dannoso.
Le relazioni del Qatar con i Fratelli musulmani sono su più fronti.
Partendo dai media, il Qatar ha messo al Jazeera – la risorsa non-finanziaria più preziosa del paese – al servizio della Fratellanza, e l’ha trasformata in quello che l’eminente studioso del Medio Oriente Alain Gresh chiama la “portavoce dei Fratelli”. E il canale, a sua volta, è stato più volte lodato dalla Fratellanza per la sua “neutralità”.
Sul fronte economico, il Qatar è stato molto generoso attraverso gli introiti dei suoi giacimenti di gas.
L’influente primo ministro del Qatar ha infatti detto che il paese non avrebbe mai permesso all’Egitto di andare in bancarotta. Così, Doha gli ha già versato 5 miliardi di dollari per aiutarlo a far fronte ai propri obblighi finanziari, e per impedire alla sua moneta di scivolare ulteriormente.
Al Ahram ha fatto sapere che – in cambio di quest’assistenza – il nuovo governo egiziano avrebbe dato al Qatar molte assicurazioni, incluso un “supporto tecnico” all’opposizione siriana, insieme alla rotazione – possibilmente verso un cittadino qatariota – del posto di segretario generale della Lega Araba, e all’approvazione egiziana di candidati del Qatar in diverse sedi internazionali e regionali.
Da parte sua, l’Egitto avrebbe offerto diversi benefit extra per gli investimenti, modificando le leggi che regolano l’ingresso di merci straniere.
Se anche l’Arabia Saudita è stata generosa – garantendo all’Egitto aiuti per 4 miliardi – rimane tuttavia diffidente.
Due le ragioni del suo scetticismo: tra queste, l’atteggiamento della Fratellanza verso l’invasione del Kuwait compiuta da Saddam Hussein nel 1990, e interpretato da molti sauditi e da altri stati del Golfo come un appoggio all’aggressione.
Questo spiegherebbe anche la freddezza del Kuwait verso i Fratelli. Il ricco stato petrolifero del Golfo, la cui ricchezza dei giacimenti è stimata fino a 300 miliardi di dollari, non ha offerto nessun aiuto significativo all’Egitto da quando il partito è salito al potere.
Tuttavia, nessun funzionario del Golfo ha mai espresso in pubblico la sua avversione per la Fratellanza come fece il defunto principe ereditario saudita e ministro dell’Interno, Nayef, che nel 2002 disse: “Lo ribadisco senza esitazione, che i nostri problemi, tutti, derivano dai Fratelli Musulmani”.
I sauditi accusano poi la Fratellanza di aver “tradito” il regno, dopo che esso aveva ospitato i loro membri perseguitati nell’era Nasser. E, sebbene pubblicamente l’Arabia Saudita abbia dato il benvenuto ai Fratelli, nel privato li osteggia.
Una fonte, presente al recente negoziato per la formazione dell’opposizione siriana, ha raccontato del forte rifiuto saudita verso qualsiasi figura appartenente alla Fratellanza.
Perciò, l’assistenza finanziaria saudita può essere letta come un tentativo di mantenere le relazioni relativamente buone con l’Egitto, per non permettergli di finire nell’orbita iraniana.
L’opposizione degli Emirati verso i Fratelli deriva invece dal sospetto secondo cui il gruppo starebbe cercando di stabilire “uno stato islamico negli Emirati”. Nelle loro carceri, ci sarebbero infatti decine di presunti appartenenti alla Fratellanza, cittadini e non.
E se gli Emirati sono stati tra i primi a tendere la mano all’Egitto di Morsi, già da giugno 2011 i soldi promessi non si sono mai materializzati, senza dubbio a causa del deterioramento delle loro relazioni.
Gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar, nel corso degli ultimi due anni, hanno capovolto quasi completamente i ruoli rispetto ai loro rapporti con l’Egitto.
Sotto il governo di Mubarak, l’Egitto è stato un saldo alleato degli Emirati, mentre le relazioni col Qatar restavano tutt’al più fredde. Seguendo l’ascesa del potere della Fratellanza, il Qatar è balzato al lato opposto, diventando uno degli alleati del nuovo Egitto.
Un esempio calzante è la dimensione degli investimenti pre-rivoluzione, che secondo il governo egiziano arrivavano a toccare appena i 260 milioni di dollari. Mentre ora si parla di 5 miliardi di dollari, con una crescita degli affari a due cifre nonostante il raffreddamento delle relazioni.
Gli investimenti sauditi in Egitto, probabilmente i più consistenti, toccherebbero invece quota 12 miliardi di dollari. Da segnalare il fatto che il Qatar ha annunciato piani d’investimento per 18 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni (…).
Il triangolo Qatar-Emirati Arabi Uniti-Egitto è passato attraverso diverse fasi. Nella metà del XX secolo Dubai, il secondo emirato degli Emirati, era lo stato del Golfo più vicino al Qatar. I legami familiari tra i due stati si sono convertiti in una moneta comune e in forti legami economici.
Poi, dopo il colpo di stato qatariota del 1996, in cui l’attuale emiro ha sostituito suo padre (che aveva buoni rapporti con l’Egitto), le relazioni tra Doha e il Cairo sono andate deteriorandosi.
Poco dopo, il Qatar ha lanciato Al Jazeera, che per anni ha ospitato l’opposizione egiziana e saudita, fino al 2008, anno del disgelo nelle relazioni tra il governo egiziano e il Qatar. È interessante notare che la prima visita di Mubarak nell’emirato in oltre un decennio ha avuto luogo solo nel novembre del 2010, esattamente due mesi prima della sua caduta.
I sauditi e gli Emirati Arabi Uniti erano anche preoccupati per i legami tra Doha e Teheran.
Sono stati presi alla sprovvista quando l’emirato ha invitato il presidente Mahmoud Ahmadinejad a partecipare ad una riunione del GCC nel dicembre 2007, prima apparizione assoluta di un leader iraniano.
Se i tentativi del Qatar di farsi amico l’Iran sono comprensibili, alla luce del fatto che entrambi i paesi condividono il più grande giacimento mondiale di gas, a non essere comprensibile è l’impegno costante del Qatar verso i Fratelli Musulmani, che mette in serio pericolo le relazioni con i suoi vicini del Golfo.
Un ricercatore di stanza in Qatar attribuisce questo ruolo così attivo del paese al desiderio dell’emiro di “assicurarsi un’eredità”, mentre un articolo di prossima pubblicazione scritto da un accademico di Princeton sostiene che Doha vede la Fratellanza come una piattaforma per aumentare in modo esponenziale la sua influenza a livello regionale e globale.
E mentre gli Emirati si sono alienati l’amicizia dei nuovi leader dell’Egitto, il Qatar si è alienato quella della popolazione egiziana.
Non è ancora chiaro quale strategia funzionerà nel medio-lungo termine. Al momento, il governo di Doha ha certamente segnato dei punti di influenza rispetto agli Emirati Arabi Uniti, ma lo stesso non si può dire per quanto riguarda l’Arabia Saudita.
Per i Fratelli musulmani in Egitto, l’amicizia più ambita è senza dubbio quella col regno dell’Arabia Saudita e la sua enorme ricchezza di 637 miliardi dollari.
Regno che ospita due dei tre siti più sacri alla Mecca e Medina e che comprende oltre 1,5 milioni di immigrati egiziani. Amicizia che né il Qatar né gli Emirati Arabi Uniti potranno mai sostituire.
Il paese sta affrontando sfide cruciali, tra cui 4 milioni di disoccupati ufficiali, turismo in calo con percentuali a due cifre, medici sottopagati, oltre un milione di bambini di strada, carenza di infrastrutture che provoca centinaia di morti l’anno, e una miriade di altri problemi ambientali, sociali, economici.
L’Egitto ha chiaramente bisogno di tutti gli amici possibili.
E nonostante l’intento (onorabile) del primo ministro del Qatar di non lasciare fallire l’Egitto, i suoi debiti sono di gran lunga troppo elevati per poter essere coperti solo dalla generosità di Doha. Il debito pubblico egiziano è stimato in 224 miliardi dollari, mentre il fondo sovrano del Qatar, sebbene in rapida crescita, si ferma a 136 miliardi dollari.
Eppure l’avvicinamento del Qatar ai Fratelli Musulmani ha attirato le ire non solo dei vicini del Golfo, ma anche degli intellettuali egiziani.
Fughe di notizie in merito alle concessioni accordate allo stato della penisola – insieme all’aggiramento delle regole diplomatiche, come non informare l’ambasciatore egiziano a Doha sulla recente visita del primo ministro del Qatar al Cairo – non ha fatto che aggravare le tensioni con i laici egiziani.
I qatarioti hanno dovuto negare i tentativi di “dominare” l’Egitto, e confutare le accuse secondo cui starebbero acquistando il Canale di Suez, una delle principali fonti di reddito dell’Egitto. Ma basta visitare le pagine dei social media degli attivisti e intellettuali egiziani per vedere la loro reazione fortemente negativa di fronte all’intensificarsi delle relazioni tra la Fratellanza e il Qatar, un fenomeno riportato ampiamente anche dai media egiziani.
Il malcontento arriva anche dalle imprese locali, con un ex ministro egiziano che ha minacciato di gettarsi da una torre se la Fratellanza dovesse mettere davvero il Canale di Suez nelle mani di uno stato del Golfo. (…)
Il Qatar sta chiaramente facendo un enorme atto di fede nella Fratellanza.
Atteggiamento non nuovo, se si pensa che ha già costruito legami contemporaneamente con Hamas e Israele, con l’Iran e gli Stati Uniti, con i Talebani e l’Occidente.
Stavolta Doha spera che i suoi alleati riescano nel loro progetto politico ed economico e, dato che ha investito così pesantemente su di loro, auspica che la loro presa del potere possa durare per diverso tempo.
In cambio si aspetta, come minimo, che i Fratelli restino un alleato fedele, sebbene coloro che hanno avuto a che fare con la Fratellanza non dimenticano un passato di promesse mancate, quando non più vantaggiose.
Consideriamo per un istante uno scenario in cui l’Arabia Saudita presenti ai Fratelli musulmani d’Egitto la scelta di espandere le relazioni con il Regno in cambio di un allentamento dei loro legami con il Qatar. Non è difficile immaginare quale decisione prenderebbe la Fratellanza.
Il Qatar, dopotutto, si presenta alla Fratellanza con due vantaggi principali.
In primo luogo, il canale satellitare di al-Jazeera, che – anche se non è più popolare in Egitto, dopo l’avvento di numerosi canali locali – gode ancora di notevole audience nella regione, e può continuare a diffondere il messaggio della Fratellanza.
In secondo luogo, il Qatar è oggi finanziatore e banca personale dei Fratelli Musulmani.
Tuttavia, la vasta ricchezza pro-capite del Qatar impallidisce in confronto a quella dell’Arabia Saudita, con i suoi centinaia di miliardi di dollari in beni e fondi da investire. E qualunque sia il peso diplomatico e regionale che il Qatar e al-Jazeera sono in grado di offrire alla Fratellanza, esso può essere facilmente raggiunto dai media molto più potenti dell’Arabia Saudita e dalla sua rete diplomatica.
Nel frattempo, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita continueranno a chiedersi che cosa il Qatar voglia effettivamente dalla Fratellanza, mentre lo osservano pienamente immerso nelle sfide, speranze e ambizioni del partito egiziano.
Sarebbe davvero ironico se la Fratellanza, dopo essere stata nutrita e sostenuta dal Qatar con così tanta cura, dovesse girargli le spalle negli anni a venire.
Ironico, forse, ma non improbabile.
*Per la versione originale dell’articolo clicca qui.
25 gennaio 2013
Arabia SauditaEgitto,Emirati Arabi UnitiKuwait,Qatar,Articoli Correlati:
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