A un anno dalle vicende che hanno portato alla fine di Muammar Gheddafi, non c’è pace per la Libia. Amnesty denuncia le violenze perpetrate da alcune milizie armate “fuori controllo”. A rischio il futuro democratico del paese.
di Maria Letizia Perugini
Secondo il rapporto pubblicato in questi giorni da Amnesty International, in Libia ci sarebbero centinaia di milizie armate che si rifiuterebbero di deporre le armi o di unirsi alle truppe ‘regolari’.
In realtà si tratterebbe di un ‘problema’ sorto già lo scorso agosto, quando grazie all’aiuto della Nato il Consiglio nazionale di transizione libico era riuscito a ottenere il controllo della maggior parte del paese strappandolo al colonnello Gheddafi.
In questa fase le ‘scorribande’ di questi gruppi armati avevano creato più di un imbarazzo, sia tra le cancellerie occidentali che all’interno dello stesso Cnt.
All’epoca Amnesty aveva denunciato crimini di guerra, abusi dei diritti umani, arresti arbitrari, torture, processi sommari ed esecuzioni.
Ora il nuovo documento redatto dall’organizzazione internazionale tra gennaio e febbraio 2012 conferma che la situazione è tutt’altro che risolta.
Sono soprattutto gli immigrati e i rifugiati africani ad essere presi di mira, sospettati di essere lealisti del colonnello.
Con questa accusa centinaia di uomini sono stati arrestati, detenuti e torturati in vari centri sparsi sul territorio libico. Per ora sono 12 le vittime accertate.
E ciò che più preoccupa Amnesty riguarda l’impotenza delle autorità libiche, che sembrano incapaci di fermare le violenze che minacciano il futuro del paese.
February 24, 2012
Allegati: Militias_Threaten_Hopes_for_New_Libya.pdfLibia,Articoli Correlati:
- Gheddafi: cronaca di una morte annunciata
- Libia: è stata davvero una guerra per i diritti umani?
- Libia: migranti “scacciati e schiacciati”
- Naufragi nel Mediterraneo, la Francia segue l’esempio italiano
- Misteriose munizioni a grappolo in Libia. A Ginevra, il punto sulla Convenzione
- Libia: l’Italia colpevole di crimini contro l’umanità, stasera le prove a “Presadiretta”
- La Libia rischia di diventare il nuovo Iraq?
- Respingimenti in Libia: “Non più zone franche per la violazione dei diritti. Nemmeno in Mare Chiuso”
- Gli effetti collatterali del conflitto libico (e le responsabilità?)
- Un cimitero chiamato Mediterraneo: nel 2011 ancora troppi morti e record di sbarchi in Italia
- Libia: torture sui lealisti. Nuovo governo, vecchi sistemi
- Monti in Libia: un appello contro i respingimenti, in uscita “Mare chiuso”
- Libia: non si può incolpare Gheddafi solo perché pensava di essere un bravo ragazzo