di Angela Zurzolo
Da ieri fino al 19 aprile, a Ginevra, i rappresentanti del governo di 60 Stati parteciperanno al meeting internazionale della Convenzione sulle munizioni a grappolo, organizzato dall’UNDP e dal Geneva international centre for humanitarian demining.
Dal 1° agosto 2010, i paesi che hanno aderito alla Convenzione sono diventati 111. Tra questi, si contano cinque esportatori – Francia, Regno Unito, Germania, Cile e Moldavia – 16 ex produttori, (tra i quali anche Italia e Iraq) e 24 paesi che hanno scorte di cluster bombs e che dovranno dimostrare di essersene liberati entro 8 anni.
Le bombe a grappolo già distrutte sono state 650 mila, pari a 68,2 milioni di submunizioni esplosive.
Il Centro sui diritti umani, Unipd, spiega: “Nel caso in cui le submunizioni non funzionino come previsto, esse si depositano nel terreno. Di fatto si comportano come mine antiuomo”.
“Quando cadevano le bombe a grappolo, mi sentivo come se la casa stesse per crollare. Molte bombe sono passate attraverso il muro e sono entrate in casa. Gli attacchi sono durati per un’ora e mezza e poi sono ripartiti di nuovo. Ho sentito il suono di ogni submunizione esplodere, come popcorn”, ha raccontato Safia Hussein, abitante di un villaggio nel sud del Libano.
I campi, gli uliveti e le coltivazioni di tabacco, dopo i bombardamenti, erano disseminati da centinaia di bombe a grappolo pronte ad esplodere.
Durante i bombardamenti statunitensi su Halla, in Iraq, al-Timimi, in cerca di salvezza, ha attraversato la strada principale, nella speranza di trovare un taxi per i suoi genitori, che abitavano tre miglia più lontano.
“Ho sentito solo l’esplosione”, ha detto l’uomo. “Avevo preso due dei miei bambini per la mano ma erano stati sbalzati indietro ed io ero finito nel canale. Mia moglie era stata schiantata sul muro vicino. I nostri sei figli erano morti sull’istante”.
Nel 2003, Richard Myers, capo degli Stati maggiori riuniti, aveva dichiarato che “l’aviazione degli Usa avrebbe continuato ad avere nel suo arsenale le bombe a grappolo”. “Non ho visto alcun civile ferito. E poi, vorrei dire che le bombe a grappolo non sono pericolose come le mine”, aveva aggiunto.
Durante la Conferenza di revisione della Convenzione sulle armi non convenzionali”, tenutasi a Ginevra dal 14 al 25 novembre 2011, la proposta di introdurre deroghe e rinvii alla Convenzione di Oslo sulle “armi inumane”, tra le quali le cluster bombs, era partita da Stati Uniti, Russia, Israele, Cina e India, con l’appoggio anche dell’Italia.
La proposta di revisione, che prevedeva che si potessero usare ancora le bombe a grappolo prodotte dopo il 1980 e una deroga di 12 anni per la messa al bando, era stata respinta.
Lo scorso anno, sul terreno libico, alcuni sminatori, accompagnati da un gruppo di contractors del Dipartimento di Stato e dai giornalisti del New York Times hanno trovato delle munizioni a grappolo mai state viste prima.
“Le Nazioni Unite, diverse organizzazioni non governative e specialisti nell’eliminazione degli ordigni esplosivi sono finiti in un vicolo cieco. Nessuno riesce ad identificarla. Cos’era quest’arma? Dove era stata prodotta? Chi l’aveva spedita al colonnello Gheddafi e in quali circostanze?”, si chiede C.J. Chivers.
“La presenza dell’arma in sé non è sorprendente”, chiarisce il Times: “Le forze del Colonnello hanno comprato e stoccato una grande varietà di armi convenzionali durante quattro decenni di governo. Hanno anche usato diverse munizioni a grappolo, inclusi lo Spanish MAT 120 e il modello cinese e russo-sovietico PTAB, nel tentativo dei lealisti di sedare la rivolta armata, dello scorso anno. Tuttavia, dato che il possesso, il trasferimento o la vendita di munizioni a grappolo sono stati vietati in decine di nazioni dalla Convenzione internazionale, le domande poste aspettano ancora risposta”. Secondo At War, il sistema delle submunizioni apparterrebbe alla classe dei BM-21 Grad.
April 17, 2012
Libia,Articoli Correlati:
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