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Paesi del Golfo: dove la schiavitù continua a mietere vittime innocenti

Donne che muoiono per sfuggire ai loro padroni. Succede sempre più spesso nella penisola araba, dove i diritti dei migranti non vengono garantiti da nessun tipo di legislazione e dove la schiavitù è ancora una grave piaga sociale. Nelle ultime settimane è il ricchissimo Kuwait a far parlare di sé: alla fine di dicembre, una cameriera è stata trovata senza vita nella casa del suo datore di lavoro. La domestica si era impiccata.

 

 

di Francesca Manfroni

 

Altri gesti disperati si sono verificati all’inizio di gennaio, con il suicidio di altre tre migranti. Una di loro si è uccisa ingerendo un insetticida, l’unica via di ‘salvezza’ per sottrarsi alle grinfie di un padrone che voleva abusare di lei.

Il giorno di Capodanno una donna kuwaitiana è stata accusata di aver picchiato a sangue la sua cameriera. Ovviamente le indagini della polizia sono ancora in corso.

L’abuso dei migranti rappresenta oggi un fenomeno trasversale a tutto il Medio Oriente, ma è soprattutto nelle ricche monarchie del Golfo che lo sfruttamento dei lavoratori stranieri raggiunge cifre drammatiche. 

Il 1° gennaio tre domestiche indonesiane sono state salvate dalla pena di morte in Arabia Saudita, grazie all’intervento di un’agenzia indonesiana che si occupa di proteggere i diritti delle lavoratrici migranti. Nel regno resta invece Tuti Tursilawati, un altro indonesiano finito nel braccio della morte e che attende ancora di sapere il suo destino.

E poi ancora Qatar, Bahrein e Yemen: la penisola araba continua a prosperare sul sangue di migliaia di persone che ogni anno arrivano dal Bangladesh, dalle Filippine o dall’India, in cerca di un’occupazione nei ricchi emirati.

Quando arrivano però smettono di essere trattati come persone e diventano schiavi, senza più un passaporto e con un salario ben diverso da quello promesso al momento dell’accordo.

Finiscono per lavorare in condizioni estremamente pericolose, e solo per poter ripagare il debito contratto all’inizio con i loro ‘proprietari’ (si tratta di una tassa obbligatoria per poter entrare e lavorare nel paese). Per loro non sembra esserci via di scampo che non sia la morte.

 

January 9, 2012

Arabia SauditaBahrain,Emirati Arabi UnitiKuwait,Oman,Qatar,Yemen,Articoli Correlati: 

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