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Voci da Gaza/3. “Amiamo la vita, ora la difendiamo”

“Noi palestinesi amiamo la vita, ma adesso qualsiasi forma di resistenza è da sostenere. Non possiamo che difendere il nostro diritto a vivere”. Osservatorio Iraq ha contattato telefonicamente la giovane blogger Nalan al Sarraj, a Gaza City.

 

 

 

 

Poco prima di rispondere al telefono racconta di aver lasciato la casa dei suoi amici. Io, mia madre e mia sorella ci eravamo rifugiate lì, a sud della città, pensando fosse più sicuro, dato che il nostro quartiere è stato colpito più volte, ogni notte. Ma questa mattina ci sono stati bombardamenti anche qui. E’ stato solo un modo per spaventarsi insieme agli amici (sorride, ndr). Stiamo quindi pensando di tornare….

La linea cade. Succederà altre 4 volte nell’arco di 10 minuti. E’ normale, dovreste essere preparati (sorride, di nuovo, ndr). Proviamo ugualmente a parlare con questa giovane blogger di Gaza city. 

Dove sta andando? Lei, la sua famiglia, tutte quelle persone che a Gaza stanno ricevendo ordini di evacuazione: ma per andare dove, se la Striscia è bombardata quasi ovunque?

E’ una situazione orribile. Ciascuno di noi può essere il prossimo target. La mia famiglia per fortuna è poco numerosa, e quindi possiamo spostarci da una casa all’altra senza troppi problemi. Ma qui sono tante le famiglie numerose, muoversi tutti insieme è una tragedia. 

Stamane hanno attaccato anche l’ospedale Wafa, al cui interno sono rimasti 17 pazienti, medici e attivisti internazionali. I missili e le bombe colpiscono tutto, senza distinzioni. Dormire la notte è impossibile. E non importa, non contano nulla le chiamate delle IDF (Esercito israeliano, ndr) che ci dice di lasciare le nostre case. Credetemi, è inutile: la gente scappa di casa, ma dove va? Si rintana nei taxi, nelle macchine, presso amici, parenti.

Ma la tregua, il cessate-il-fuoco, non sarebbe stato il caso di accettarlo da parte di Hamas data l’evidente superiorità militare di Israele? La gente cosa ne pensa, come si sentono i palestinesi di Gaza? Nalan risponde così:

Prima di tutto voglio chiarire una cosa. La gente qui a Gaza e in Cisgiordania ama la vita. Noi palestinesi amiamo la vita, ci piace viverla, in libertà e in rispetto con gli altri. Siamo pieni di creatività, fantasia, allegria, nonostante le condizioni in cui viviamo. 

Ma non sono giuste queste condizioni, non sono umane. Nessun essere umano dovrebbe essere trattato nel modo in cui veniamo trattati qui a Gaza, ancora di più in questi giorni. La gente qui vuole vivere come tutti noi al mondo dovremmo fare in quanto essere umani.

La verità riguardo la tregua è che nessuno intende darci quello che di cui abbiamo bisogno. Il blocco sarebbe continuato comunque. L’acqua avrebbero continuata a controllarla al posto nostro, così come l’entrata e uscita di beni e persone. Anche il mare è nelle mani di Israele. Hanno bombardato in passato e bombardano tutt’ora quello che vogliono.

E in Cisgiordania arrestano, uccidono e torturano chiunque vogliono. Semplicemente perché lo vogliono. E vogliono che noi non riusciamo più nemmeno a sognare, tanto siamo impegnati di notte ad ascoltare i rumori delle esplosioni, prima che queste ci colpiscano direttamente. 

E pensano che sia giusto e morale farci una telefonata per ordinarci di lasciare casa. Ma come si può credere che questo sia possibile, ancor prima che giusto? Come si può pretendere che una persona, una famiglia, debbano lasciare una casa in cui vivono da 20, 30, 40 anni ? E soltanto perché mi state chiamando io dovrei lasciare la mia intera vita alle vostre bombe?

Non vogliamo andare da nessuna parte. E’ qui che viviamo, crediamo nel nostro diritto a vivere qui, nei diritti umani, nel diritto internazionale e nel diritto internazionale umanitario. E crediamo che Israele non voglia la pace, lo dimostra ancora una volta ora. 

Io credo al mio e al nostro diritto di resistere. Cos’altro possiamo fare? Credo in qualsiasi mezzo di resistenza: che si tratti di Hamas, dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), di attivisti, di qualsiasi palestinese che voglia resistere di fronte alle condizioni inumane in cui viviamo.

Più di 200 persone sono già state uccise in 8 giorni, migliaia di feriti. E quanti bambini, morti e feriti? Che generazione ci si può aspettare che venga fuori da questa situazione? 

Questo è quello che devono capire Israele e il mondo. E’ la terza grande operazione aerea che ci ritroviamo ad affrontare negli ultimi anni. E ogni volta c’è stata una tregua, che non è mai stata rispettata, e che non ha mai toccato i problemi principali. Che diamine, non vogliamo più vivere così…

La linea si interrompe ancora una volta. Dopo qualche minuto torniamo in contatto, giusto per dirle che il suo messaggio sarà riportato parola per parola, cercando di diffonderlo il più possibile. 

Questa mattina Nalan era stata intervistata anche da Lia Tarachansky, giornalista e documentarista israeliana, per The Real News Network

Non so cosa pensare, è come se non potessimo far altro che aspettare che si compia il nostro destino, racconta in questo video. Aspettare la morte, già arrivata per tanti miei amici. Penso che potrebbe capitare anche a me, in qualsiasi momento

Riguardo agli attacchi contro la Striscia ha spiegato che riguardano principalmente le abitazioni di membri e affiliati ad Hamas, ma le case dei civili sono sempre più colpite. Questa mattina è stata distrutta una casa a pochi metri dalla mia

Cosa fa la gente nel nord della Striscia di fronte agli “inviti” dell’esercito israeliano a lasciare le case? Le persone si rifugiano nelle scuole dell’ONU, vanno dai loro parenti. E se attaccano anche scuole e ospedali? Non abbiamo altra scelta, qui a Gaza in questi giorni alcun posto è sicuro

 

July 16, 2014di: Stefano Nanni Israele,Palestina,Articoli Correlati: 

Redazione

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