Il festival Middle East Now continua a crescere e per la sua quarta edizione porta sul grande schermo di Firenze 44 titoli, di cui 37 anteprime nazionali – tra lungometraggi, documentari, film d’animazione e corti. Attesi anche 25 ospiti, tra registi, attori, produttori, artisti e personalità internazionali.
Un viaggio per tappe che toccherà i paesi più “caldi” dell’area mediorientale.
Le storie, i personaggi, i temi forti e l’attualità nelle produzioni più recenti di Iran, Iraq, Kurdistan, Libano, Israele, Palestina, Egitto, Giordania, Emirati Arabi, Afghanistan, Siria, Bahrein, Algeria e Marocco, per far conoscere la cultura e la società di questi paesi, oltre i pregiudizi e le bad news dei media internazionali.
Tra gli eventi e i progetti speciali di questa quarta edizione, Rana Salaman, la regina dell’estetica pop mediorientale, una delle graphic designer libanesi più celebrate della riva sud del Mediterraneo. A Firenze, in occasione del festival, sarà protagonista di un pop up shop, di un’installazione e di una lecture sulla trasformazione dell’estetica popolare araba in grafiche ed oggetti.
Middle East Now ospita anche il debutto italiano di Hassan Hajjaj, uno dei più quotati artisti marocchini del momento, che a Firenze si presenta con nuovo progetto “VogueArabe”, che rilegge a suo modo – provocatorio e ironico ma al tempo stesso – il celebre magazine di moda.
Quest’anno il programma sarà arricchito anche dalla cinematografia del Nord Africa, uno degli scenari maggiormente in evoluzione negli ultimi mesi: in particolare sotto i riflettori ci sarà il Marocco, con film, documentari e progetti artistici.
Il Marroco sarà presente con tre pellicole: “Death For Sale” di Faouzi Bensaïdi, candidato agli Oscar 2013 come miglior film straniero, un thriller ambientato a Tetouan nel nord del paese, dove una rapina cambia il destino di tre giovani.
In anteprima italiana anche il documentario “Casablanca Mon Amour” di John Slattery, moderno road movie che racconta la Hollywood di ieri e il Marocco di oggi, offrendo una diversa prospettiva sulla lunga relazione tra il cinema americano e l’immagine del mondo arabo.
Infine l’anteprima assoluta di “In the Name of the Brother” di Youssuf Ait Mansour, un documentario che racconta la vita semplice e austera in una madrasa (scuola coranica) sulle montagne intorno a Marrakesh.
Novità di questa edizione, il focus dedicato all’Afghanistan, con sei film in programma tra lunghi e cortometraggi. Tra i titoli di punta si segnalano “My Afghanistan. Life in the Forbidden Zone” del regista Nagieb Khaja, uno sguardo affascinante e commovente sulla vita quotidiana di una serie di uomini e donne che raccontano se stessi attraverso la videocamera dei loro cellulari.
In esclusiva anche il progetto video “Kabul at Work” del reporter inglese David Gill, “The Boxing girl of Kabul” di Ariel Nasr, sul sogno di un gruppo di ragazze afghane di dare al proprio paese la prima medaglia olimpica nel pugilato femminile.
E arriva dall’Afghanistan anche il film di chiusura, l’anteprima nazionale di “An Afghan Love Story” di Barmak Akram, uno dei più acclamati registi afgani dell’ultima generazione.
Il programma anche Israele, Palestina e Siria, quest’ultimo con una selezione di quattro titoli: l’anteprima italiana “Round Trip” di Meyar Al Roumi, storia d’amore on the road di due giovani da Damasco a Teheran, “Al-Intihtar” del regista e artista italiano Mario Rizzi, in competizione all’ultima Berlinale, che documenta la vita dei rifugiati siriani nel campo profughi di Zaatari, nel deserto della Giordania, “Trues stories of Love, life, death and sometimes devolution” di Nidal Hassan, documentario dal percorso travagliato che racconta storie di amore, vita e morte nella Siria di oggi, e “Tale of two Syria” di Yasmin Fedda, film girato prima dello scoppio della rivoluzione, spaccato della vita quotidiana di due abitanti di Damasco.
Dal Libano, il vincitore del premio Cinema For Peace all’ultimo festival di Berlino, “A World Not Ours” del regista di origini palestinesi Mahdi Fleifel, sulle estati passate a seguire i mondiali di calcio nel campo profughi di Ain el-Helweh, nel Sud del Libano.
Tra le novità anche la “culinary cinema” per la serata “Speciale Hummus”, in cui sarà protagonista il celebre piatto mediorientale a base di ceci con l’anteprima italiana “Make Hummus Not War” del regista australiano Trevor Graham, ironico e intelligente documentario sulla “guerra dell’hummus” tra libanesi, palestinesi e israeliani, ognuno dei quali rivendica la paternità e l’invenzione della famosa ricetta.
Sempre di cibo parla il cortometraggio “Maqloubeh” del palestinese Nicolas Damuni, in cui un gruppo di studenti sono alle prese con la preparazione del maqloubeh, il famoso piatto regionale palestinese, e con un ospite inatteso…
Per la prima volta dal suo debutto, quest’anno il festival ospiterà una selezione di documentari di giovani registi emergenti che animeranno la nuova sezione dedicata all’Italia, dal titolo “Uno sguardo sul Medioriente”.
Tra loro, “Just Play” di Dimitri Chimenti, sull’esperienza di un’associazione culturale che da oltre 10 anni organizza corsi musicali per bambini nei campi profughi palestinesi, dal Libano fino alla Striscia di Gaza. In programma anche un’ampia selezione di pluripremiati cortometraggi di giovani filmmaker emergenti del Middle East.
(red)
March 31, 2013
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