Domani a Venezia, Gilles Kepel racconta il suo “viaggio in Oriente”, un pellegrinaggio durato due anni e che lo ha visto visitare tutti i ‘luoghi sacri’ della rivoluzione. Di qui la sua nuova “passione” araba.
Abbandonati i riflettori delle conferenze internazionali e le cattedre, Gilles Kepel ha provato a ripercorre le origini della sua carriera, nei paesi delle rivolte, dalla Tunisia all’Oman. Una sorta di “viaggio in Oriente” nel ventunesimo secolo o di ‘pellegrinaggio’ nei luoghi della rivoluzione, durato due anni.
Di questo parlerà lo studioso, invitato domani all’Università Ca’ Foscari di Venezia a raccontare il suo ultimo libro, “Passione araba. Appunti 2011-2013”.
Lasciate le aule universitarie, Kepel è tornato a essere testimone degli eventi che attraversano la riva sud del Mediterraneo, perché per sua stessa ammissione “abbiamo fallito tutti”, nel comprendere quanto stava per accadere al di là dei nostri confini meridionali.
Così come hanno fallito i Fratelli Musulmani, che in questa terza fase della rivoluzione stanno dimostrando di essere “incapaci a gestire i problemi politici e socio-economici del proprio paese”. E poi c’è la Siria, divenuta la vera “chiave di volta” di tutto il sistema mediorientale, il terreno di scontro privilegiato della più ampia guerra che vede i paesi del Golfo confrontarsi con l’Iran. Perché per la ‘presa di Damasco’ passano i fragili equilibri della questione israelo-palestinese e il flusso di oro nero, il petrolio. “Attraverso il sostegno a Bashar al-Assad, Teheran è riuscita a espandere la sua sfera d’influenza nel mondo arabo-musulmano”, motivo per cui “le monarchie stanno finanziando tutti quei gruppi salafiti che vorrebbero trasformare la guerra di liberazione siriana in jihad sunnita anti-sciita e anti-alauita”, conclude Kepel intervistato dall’Express sul suo ultimo lavoro.
April 21, 2013
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