“Rifugio”. Viaggio tra le comunità cristiane del Medio Oriente

“Il Medio Oriente cristiano è un crocevia di storia antica e contemporanea, di popoli stretti fra il sacrificio di restare e la fuga verso un Occidente muto e sordo nei loro confronti”. Incontro con Linda Dorigo e Andrea Miluzzi, autori del progetto fotografico “Rifugio”. E di un lungo viaggio…

 

 

Linda e Andrea hanno fatto un viaggio. E’ iniziato a luglio 2011 ed è finito da poco. Un lungo percorso che ha toccato nove paesi del Medio Oriente alla ricerca delle comunità cristiane, per trovarle, scoprirle, capire come vivono.

Per conoscerle e soprattutto conoscere le nostre origini, le origini dell’ “Occidente”. 

“Abbiamo convissuto con le comunità cristiane e le loro vite hanno dato forma al nostro racconto. Da millenarie popolazioni nate e sviluppate in questi luoghi, i cristiani d’Oriente sono diventati popoli migranti, in fuga dalle terre di origine in cerca di sicurezza e benessere”, raccontano.

Oggi, l’avanzata dello Stato Islamico (IS) tra Iraq e Siria sta cacciando i cristiani siriani ed iracheni dalle loro terre.

E molto peggio sta accadendo ad altre minoranze etniche e confessionali, come yazidi, sciiti e turcomanni che sono tutt’ora vittime di violenze ed esecuzioni di massa. 

La guerra dell’Isis è solo l’ultimo capitolo di una lunga serie di tensioni, scontri e odi interconfessionali puntualmente fomentati e strumentalizzati in un’area in cui religioni e culture diverse hanno comunque sempre convissuto.

La stessa terra dove i discendenti di Gesù hanno difeso e diffuso il cristianesimo, soffre oggi la paura dell’abbandono. 

“Il Medio Oriente cristiano è un crocevia di storia antica e contemporanea, di popoli stretti fra il sacrificio di restare e la fuga verso un Occidente muto e sordo nei loro confronti”, spiegano gli autori. 

Il viaggio di Linda e Andrea è stato raccontato da diversi media internazionali e nazionali (tra cui Cnn, Le Monde, Le Figaro, Radio Rai, Huffington Post, La Stampa). In vista della sua presentazione (domani sera a Roma presso Officine Fotografiche), il progetto fotografico “Rifugio” sarà presto pubblicato da Schilt Publishing.

Osservatorio Iraq ha incontrato Linda e Andrea. Ecco le loro #ParoleDautore.

 Partiamo dal nome. Cosa significa “Rifugio”?

La parola “rifugio” dà l’idea sia di una ghettizzazione forzata, sia di una volontà di ripararsi in una tana sicura insieme ai propri simili.Grazie a questo lavoro abbiamo percorso a ritroso i millenni che separano l’Europa del cristianesimo secolarizzato da quello del Levante dove tutto è religione. Abbiamo ascoltato e siamo diventati testimoni del sentimento diffuso fra i cristiani d’Oriente: la paura che tutto finisca.

Perché un lavoro sui cristiani d’Oriente? 

Siamo fotogiornalisti, non possiamo non occuparci dell’attualità. E l’attualità ci parla sempre più spesso di scontro di civiltà, di una strisciante guerra fra Islam e cristianesimo per il dominio delle coscienze, che altro non è se non la strada per il dominio dell’esistente. 

Era la notte in cui il 2010 stava facendo posto al 2011. Un’esplosione devastò la chiesa dei Santi di Alessandria d’Egitto. Ci furono decine di morti e di feriti. Ne parlarono giornali e televisioni e il passato sembrava, di nuovo, tornare. Ma la velocità dell’informazione del terzo millennio fagocita una quantità enorme di notizie. Dopo pochi giorni non rimase più nulla di quanto successo e l’Occidente continuò a godere della sua distanza dai luoghi di sangue. Ci siamo fatti una domanda: se per noi, nati “dalla parte giusta del mondo”, tutto scorre e nulla cambia, cosa sappiamo di loro? Se noi ci possiamo permettere di voltare pagina, qual è la trama della vita di coloro che a quella pagina sono inchiodati? Il passo per partire fu breve… 

A distanza di tre anni la situazione è soltanto peggiorata. Le drammatiche fughe da Mosul, dalla Piana di Ninive, da Sinjar sono fatti accaduti solo alcune settimane fa. Più di 100mila caldei di Mosul e dintorni hanno abbandonato case ed averi nell’arco di una sola notte.

Perché tanto tempo?

Principalmente per conquistare la loro fiducia. I nostri incontri sono fatti di silenzi e confessioni, di racconti e confidenze. Siamo stati sui posti. Ogni storia è stata raccolta dalle nostre orecchie e vissuta dai nostri occhi. Ci siamo dedicati ai giovani, alle famiglie, alle comunità che abbiamo incontrato e loro si sono dedicati a noi. E non c’è niente di straordinario in questo.

Dove, fisicamente, avete fatto questo viaggio?

La nostra ricerca ha toccato nove paesi: Iran, Iraq, Libano, Egitto, Israele, Palestina, Giordania, Siria e Turchia. In realtà ne tocca molti di più, visti i mondi diversi che si affiancano a distanza di pochi chilometri. Abbiamo scelto questo percorso alla ricerca di radici. Là è nato il cristianesimo, là è nata anche la nostra civiltà. Cercavamo gli eredi dei pellegrini, dei primi evangelizzatori che più di 2mila anni fa si mossero per cambiare il mondo allora conosciuto. In alcuni casi abbiamo ripercorso i loro passi, spingendoci nelle terre di confine che dividevano paganesimo da cristianesimo.

Maku in Iran, Deir Abu Hennes in Egitto, la turca Antakya sono punti piccolissimi nell’atlante del mondo, ma sono vestigia di un percorso che arriva a noi dopo due millenni. I nostri passi sono stati guidati dai cristiani rimasti. Le conquiste arabe e l’avvento dell’Islam hanno profondamente mutato lo scenario originale. Da terra cristiana, ebraica o zoroastriana il Medio Oriente è diventato terra musulmana. Da maggioranza che erano, i cristiani sono progressivamente diventati minoranza. 

Ad oggi si stima che siano solo 12 milioni i cristiani che vivono in Medio Oriente. Ma è una cifra ballerina, soggetta a cambiamenti continui per l’esodo incessante di queste minoranze verso l’Europa, l’Australia o le Americhe. Fuggono da povertà, guerre e persecuzioni. Fuggono dall’instabilità del Medio Oriente che sembra atavica. Fuggono perché possono permettersi di farlo, forti delle loro ricchezze e della corsia preferenziale riservatagli dall’Occidente condizionato dalla lotta al terrorismo.

Chi rimane lo fa per preservare l’identità. Per non diventare un cristiano fra tanti nelle terre dove la religione non combacia più con la spiritualità. Sono minoranze atterrite, disilluse e chiuse nella loro autodifesa.

Alla fine di questo viaggio le minoranze in Medio Oriente, tra cui quella cristiana, sono di nuovo in fuga…

Nel 2014 che parla di rivoluzioni arabe e di guerre fratricide all’interno dell’Islam, i cristiani d’Oriente hanno il ruolo di testimoni quando non sono vittime, molto spesso involontarie, di cambiamenti epocali. Mentre molti musulmani credono nella convivenza fra fedi, la propaganda e la violenza dei fondamentalisti che sta sconvolgendo il Medio Oriente condiziona la vita delle società in tutti i suoi aspetti. 

L’oscurantismo sta guadagnando terreno e la pacifica bellezza del Levante che fu è sempre più lontana. E’ un pericolo per tutti gli abitanti del Medio Oriente, che rischia di diventare la pietra tombale della coesistenza fra riti e tradizioni diverse. I cristiani lo sanno e sospettano scenari peggiori. Le fondamenta di questa paura arrivano da secoli di esperienza, di storie vissute e tramandate, di vite segnate da episodi indelebili. Noi abbiamo visto solo il presente, abbiamo visitato i luoghi delle loro catastrofi, abbiamo raccolto le storie delle famiglie divise dalla diaspora cristiana.

Cosa vi aspettate ora da “Rifugio”? Cosa sperate di suscitare in coloro che vedranno il vostro lavoro?

La nostra ricerca, il nostro viaggio, è nelle pagine di un libro che vedrà presto la luce. Sarà compito del lettore farsi guidare da parole e immagini. Dal canto nostro speriamo di essere riusciti a portarlo con noi. Cerchiamo compagni di viaggio e questo libro è il nostro mezzo, convinti di suggerire che partire sia più facile di quanto sembri.

 

Linda Dorigo è una fotogiornalista indipendente. Specializzata dell’area mediorientale, Iran in particolare, si occupa di donne, diritti e religioni. Collabora con diverse testate (Marie Claire L’Espresso, Le Monde, DerSpiegel tra gli altri), e con l’associazione Kineo per lo sviluppo e la ricerca audiovisiva. Ha realizzato il film documentario “Safar-e-sabz” – Viaggio Verde dedicato alla situazione iraniana contemporanea.

Andrea Milluzzi è un giornalista professionista, nato nel 1981. Lavora al quotidiano Liberazione per 7 anni occupandosi di politica, economia e società. Collaboratore di varie testate nazionali (L’Espresso, Pagina99, Huffington Post) e co-fondatore del sito www.reportageitalia.it, ha pubblicato i libri “Cgil, 100 anni al lavoro” (Ponte alle Grazie editore, 2006) e “Stato d’Italia” (Postcart editore, 2011).

 

*Di minoranze in fuga in Iraq si parla anche in “La crisi irachena. Cause ed effetti di una storia che non insegna”, il libro a cura di Osservatorio Iraq che sarà presentato il prossimo16 ottobre a Roma al Salone dell’Editoria Sociale

 

October 07, 2014di: Stefano Nanni Egitto,Giordania,Iran,Iraq,Israele,Libano,Palestina,Siria,Turchia,Articoli Correlati: 

Redazione

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