“Con o senza primavere, è sul corpo delle donne che si combatte la vera battaglia di libertà. E sebbene ad innescare le rivolte sia stato un uomo – il venditore ambulante Mohamed Bouazizi – la vera
rivoluzione sarà sicuramente al femminile”. Viaggio nel Medio Oriente delle donne.
Poveri o ricchi, rivoluzionari o conservatori, la storia è quasi la stessa. Anche il 2012 si chiude senza progressi significativi in termini di miglioramento delle condizioni delle donne e dei loro diritti, anzi.
Secondo la classifica stilata dal Global Gender Gap, che si parli di paesi post-primavere o dei potenti Stati del Golfo Persico, la storia non cambia.
È così che il Libano – a cui tanti guardano per le libertà accordate alla popolazione femminile – segue invece in negativo il Bahrein, collocandosi ben 11 punti al di sotto. O il “progressista” Marocco, come amano chiamarlo le cancellerie occidentali, che con il suo 129esimo posto nel 2010 ha visto 41.098 ragazze sotto i 18 anni diventare mogli.
Chiudono la classifica Arabia Saudita, Siria e Yemen, che si aggiudica lo scettro di paese peggiore in termini di rispetto dei diritti di genere, soprattutto in virtù di un 55% di analfabete e di un 79% di donne che
non hanno accesso al mondo del lavoro.
Yemen tristemente noto anche per le proporzioni del fenomeno delle spose bambine, che appena dodicenni muoiono per problemi legati al parto.
Ma la povertà non c’entra, come dimostra la regina delle sabbie, l’Arabia Saudita, dove le donne possono solo spendere le enormi fortune legate ai proventi della vendita del petrolio. O dove nel 2002 sono arse vive 15 ragazze in un incendio scoppiato in una scuola della Mecca: allora fu proprio la “polizia morale” ad impedirgli di salvarsi, perché è meglio morire che non indossare il velo.
Così come non c’entra il grado di apertura di una società, se si pensa che l’Egitto ha reso illegale la pratica delle mutilazioni genitali femminili solo nel 2008, e con l’opposizione di diversi esponenti dei Fratelli Musulmani (attualmente al potere).
Quello stesso Egitto in cui, ancora nel 2008, oltre l’80% della popolazione femminile dichiarava di aver subito molestie e più del 60% degli uomini ammetteva di aver provato ad abusare di una donna.
Con o senza primavere, è sul corpo delle donne che si combatte la vera battaglia di libertà di questi paesi. E sebbene ad innescare le rivolte sia stato un uomo – il venditore ambulante Mohamed Bouazizi – la vera
rivoluzione sarà sicuramente al femminile.
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