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Turchia. L’eredità politica di Gezi, aspettando le elezioni del 2014

Sirri Sureyya Onder, deputato e cineasta di successo, è una delle figure di spicco del movimento Occupy Gezi. Di recente ha aderito ad una nuova formazione politica sostenuta dalla sinistra e dai curdi. Eccone un breve ritratto.

 

Si chiama Onder, che in turco significa “leader”. Un predestinato? Forse. In ogni caso Sirri Sureyya Onder ha fatto tremare non pochi pretendenti dichiarando che si sarebbe candidato a sindaco alle elezioni municipali del 2014, nella capitale, prima di precisare che stava facendo dell’ironia.

Se decidesse di presentarsi per davvero, tuttavia, questo personaggio sui generis di grande popolarità – è deputato, giornalista, scrittore, musicista e regista nello stesso tempo – potrebbe sconvolgere la scena politica. Per il momento è uno tra i volti più noti della nuova formazione politica – il Partito democratico popolare (HDP), nato sulla scia delle proteste dello scorso giugno – che raggruppa parte della sinistra turca e i curdi.

Il HDP si propone come rappresentante del movimento “Occupy Gezi”, come struttura capace di convogliare il malcontento espresso sei mesi fa contro la figura del premier Erdogan e della politica affarista e autoritaria che simboleggia. Ad inquietarsi a seguito della sua comparsa sulla scena, tra gli altri, è stata la principale forza di opposizione – il Partito repubblicano del popolo (CHP), kemalista – che spera di sottrarre la poltrona di sindaco di Istanbul all’attuale formazione al potere, il Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP). Fu proprio il municipio della città sul Bosforo a segnare l’ascesa degli islamisti, nel 1994, con la vittoria di Recep Tayyip Erdogan, allora presidente dell’AKP.

 

Un eroe per i manifestanti

Anche il partito laicista CHP vorrebbe mettere le mani sull’eredità politica di Gezi, cavalcando l’onda della contestazione contro il governo. Ma sa benissimo che la maggior parte dei manifestanti scesi a Taksim e poi in tutto il paese non può essere propriamente definita kemalista.

Non è un caso se fin dai primi giorni della protesta è questo personaggio fuori dal comune, Sirri Sureyya Onder, ad essere diventato un simbolo e un eroe per i dimostranti, levandosi davanti alle ruspe arrivate a sradicare gli alberi di Gezi.

Il percorso di quest’uomo dai molteplici talenti – vicino ai curdi, agli ambienti intellettuali e gradito alle nuove generazioni – è quantomeno singolare.

Nato nel 1962 ad Adiyaman, nel sud-est della Turchia in una provincia a maggioranza curda, Onder è cresciuto in una famiglia turca, o meglio “turkmena” come lui stesso ama precisare. A suo dire, fin dalla tenera età ha subito un “processo di assimilazione inversa”: mentre i curdi di Turchia sono stati costretti ad un assorbimento forzato della “turchità” – soprattutto attraverso la lingua – Sureyya ha maturato una forte sensibilità per la questione curda, grazie alla vicinanza sociale e geografica.

Ma grazie anche alla vicinanza ideologica del contesto in cui è cresciuto. Onder proviene da una famiglia modesta e molto politicizzata. Il padre, barbiere, negli anni sessanta era un militante del Partito operaio turco (TIP, formazione di matrice socialista e sindacale, da non confondere con il più recente Partito operaio, vicino all’area nazionalista) che si ritrovò coinvolto nella repressione contro i curdi e la sinistra (il TIP evocava apertamente la questione curda, allora tabù. Fu questa una delle cause della sua messa al bando).

Onder, fin da ragazzo, inizia a lavorare per provvedere ai bisogni della famiglia, dal momento che il padre muore nel 1970. E’ proprio in quanto apprendista del fotografo del villaggio che maturerà la passione per quest’arte, da cui poi proseguirà il cammino verso il cinema.

 

Un’educazione politica di sinistra

Sirri Sureyya Onder fa la prima esperienza del carcere nel 1978, all’età di sedici anni. Viene arrestato durante una manifestazione di protesta contro il pogrom di Maras, in cui furono uccisi centocinquanta aleviti e vennero bruciate centinaia delle loro case.

Uscito di prigione, prosegue gli studi in Scienze politiche nella prestigiosa università di Ankara, dove si afferma come una delle figure di spicco della gioventù socialista. Dopo il colpo di stato militare del 1980 viene di nuovo arrestato e imprigionato dalla giunta, senza poter terminare i corsi.

Condannato a dodici anni di carcere per “attività illegali”, ne sconta sette in diverse galere turche, facendosi conoscere per i numerosi scioperi della fame e una condotta insubordinata ai parametri penitenziari. All’uscita di prigione si trasferisce ad Istanbul, dove svolge diversi mestieri per sopravvivere – dall’operaio edile all’autista di camion -, continua la sua militanza nei movimenti rivoluzionari e inizia a scrivere.

Da quel momento farà proprio l’aforisma di una musicista, udito durante un’esibizione di saz (liuto tradizionale) nei bassifondi della città: “se non guarda verso di te, mettiti in una posizione in cui lui possa vederti, così capirà quello che hai da dirgli”. E’ così che Onder spiega il suo impegno nell’arte e nel giornalismo: il bisogno di avere un eco, di poter veicolare idee e riflessioni e farsi ascoltare. Inizia a scrivere per Bir Gun, un quotidiano vicino all’area socialista anti-capitalista, e poi per Radikal, arena della sinistra negli anni 2000, e infine per Ozgur Gundem, quotidiano di riferimento del movimento curdo scritto in lingua turca.

Parallelamente, Onder inizia a farsi conoscere in ambito cinematografico. Raccogliendo lo stesso successo. Nel 2006 incontra il grande pubblico con l’opera prima L’internazionale (Beynelmilel), di cui firma la regia e la sceneggiatura (avviata quattro anni prima).

Il film, che racconta in “modo agrodolce” le avventure di una banda musicale di provincia all’indomani del colpo di stato del 1980, porta a casa numerosi premi sia a livello nazionale che in occasione di festival internazionali. La pellicola, di fatto, introduce il suo autore nei circoli intellettuali di Istanbul e ne fa una figura di riferimento per il panorama democratico del paese. Le sue interviste e le sue apparizioni mediatiche, dove Onder non manca mai di criticare la repressione di Stato contro i curdi, faranno scalpore.

La vita del cineasta cambia di nuovo nel 2011, quando entra in politica. In quell’anno ci sono le elezioni e il Partito della pace e della democrazia (BDP), pro-curdo, decide di sostenere candidati indipendenti nell’ovest del paese, per poter aggirare la soglia di sbarramento del 10% stabilita all’epoca della giunta militare in modo da impedire ai rappresentanti della minoranza di accedere all’Assemblea nazionale.

Onder è uno di questi candidati. Viene eletto ad Istanbul con i voti curdi e di un fronte di sinistra creato ad hoc. In seguito raggiungerà ufficialmente i ranghi del partito BDP.

 

Negoziatore con il leader del PKK nel carcere di Imrali

Qualcuno avrebbe potuto prevedere una noiosa esistenza da parlamentare per il nuovo Onder, lontano dalla vita trepidante dell’artista e dai piaceri della scrittura. Ma non è così. Poco dopo le elezioni, infatti, cominciano i negoziati tra il governo e Abdullah Ocalan, leader del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) rinchiuso nella prigione di Imrali, piccola isola nel mare di Marmara.

Onder si ritrova a far parte della delegazione inviata al cospetto del leader, su richiesta di quest’ultimo. Il deputato-regista inizia a fare la navetta tra Ankara-Imrali-Kandil, base dei militanti del PKK nel Kurdistan iracheno. Una vita alla James Bond, in un Medio Oriente in piena ebollizione, tra battelli e 4×4 (dato che ha paura dell’aereo). Qualcuno ha già preso a chiamarlo SSO, facendo il verso alla sigla del noto agente segreto.

In tutto questo, la recente adesione di Sirri Sureyya Onder al nuovo partito HDP costituisce la naturale evoluzione del processo di unione e sinergia tra militanti di sinistra e curdi.

Così, mentre i negoziati tra governo e PKK sono entrati in una fase “meno dinamica”, il BDP ha formalizzato la sua strategia in vista delle elezioni municipali e locali fissate per marzo 2014: nell’ovest del paese, là dove i curdi sono minoritari, e nelle grandi città, il HDP farà da ombrello sotto a cui dovranno raccogliersi attivisti, rappresentanti della minoranza e delle diverse correnti che popolano il panorama di sinistra (socialisti, verdi..).

Lo stesso Ocalan, oltre al BDP, ha dato il proprio avallo all’operazione. E’ con il loro consenso, del resto, che Onder ha raggiunto le fila del Partito democratico popolare. I suoi detrattori lo accusano di voler sabotare le fondamenta della repubblica turca e di cedere a compromessi in nome della carriera. Difficile crederlo, data la linearità del suo percorso. Ad ogni modo, Sirri Sureyya Order sembra ben posizionato per rimanere sul davanti della scena politica e artistica del paese ancora per molto tempo.

Con lui ci tornerà anche lo spirito e l’intraprendenza che sei mesi fa aveva animato Gezi Park?

 

* Traduzione a cura di Jacopo Granci. Per la versione originale dell’articolo clicca qui. Samim Agkonul è insegnante e ricercatore all’università di Strasburgo. Ha appena pubblicato il libro The Minority in the Turkish Context. Practices and Perceptions in Turkey, Greece and France (Ed. Brill, Leiden, 2013).

Per continuare a leggere il focus “a sei mesi da Occupy Gezi” e per scaricare l’e-book “Ritorno a Gezi” clicca qui.

 

 

November 29, 2013di: Samim Agkonul per Orient XXI*Turchia,Articoli Correlati: 

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