In primo grado, erano stati condannati a morte tutti e sette i sospettati. Le accuse: rapina a mano armata e “zina”, ovvero il reato di adulterio. In realtà, più che di adulterio si è trattato di un vero e proprio stupro di gruppo, brutale e violento, ai danni di quattro donne che la sera del 23 agosto stavano tornando da un matrimonio nel distretto di Paghman, poco fuori Kabul.

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