E’ evidente ormai da tempo che Daesh non è affatto l’unico problema in Iraq. Cosa succede nel nord del paese, tra guerra(e), emergenze umanitarie e crisi economiche e politiche.
Month: February 2016
“E’ amaramente ironico che l’invasione dell’Iraq del 2003 teoricamente si giustificava con la mancanza di democrazia ed oggi nessuno in Occidente conosce questi esperimenti di democrazia del popolo siriano”: l’analisi di Robin Yassin-Kassab.
Il viaggio del web magazine iracheno “Yalla” a Mosul, grazie alle testimonianze raccolte dalla città controllata da Daesh. Dove la resistenza civile delle donne può essere rispondere a un questionario. L’insegnante spinge le mani a fondo nelle tasche del cappotto, cercando di ripararsi dal freddo pungente mentre cammina tra i modelli del sistema digestivo umano e lo scheletro appoggiato all’angolo.
La storia dell’Egitto degli ultimi anni è fatta di un sogno – la Rivoluzione – che si è infranto contro il muro di repressione, mancanza di diritti, restaurazione di un sistema forse mai eliminato del tutto, nonostante l’entusiasmo dei 18 giorni di piazza Tahrir, nel 2011.
Il prossimo 17 febbraio in Libia ricorrerà il V anniversario della Rivoluzione che nel 2011 portò alla caduta del dittatore Muhammar Gheddafi e alla sua morte, dopo 42 anni di regime militare. Oggisi attende l’approvazione della nuova lista ministeriale al vaglio della Camera dei Rappresentanti.
La rivolta di queste ore sta svelando l’essenza di un “sistema-Tunisia”: da una parte la classe dominante, dall’altra la periferia dominata. E’ questa che si sta sollevando, come aveva già fatto molte altre volte in passato. Si sgola per imporsi, e si ribella alla sua condizione di dominazione. Il punto di vista di “Nawaat”.
A cinque anni dal 25 gennaio 2011, quando in piazza Tahrir prendeva vita la rivoluzione, l’attivista Alaa Abdel Fattah scrive una lettera aperta dal carcere in cui è recluso. La traduzione di Osservatorio Iraq.
Una lettera aperta di giornalisti e studiosi italiani e tunisini contro la cattiva informazione “made in Italy” sulla Tunisia, e su quanto sta accadendo in queste ore nel paese. In cerca di complessità, contro semplificazioni e strumentalizzazioni.
Un gruppo di studiosi ed esperti fa appello ad un’informazione corretta e approfondita sul Medio Oriente e il mondo arabo. A partire dai fatti di Colonia, una risposta forte – e unita – a Molinari, a La Stampa e ai media italiani in generale. La pubblichiamo di seguito (e aderiamo anche noi di OssIraq).
Oltre 200 tra docenti e ricercatori italiani firmano un appello contro la collaborazione tra le università italiane e l’Istituto israeliano di tecnologia “Technion”, che collabora alla ricerca militare e allo sviluppo delle armi usate contro la popolazione palestinese.